I parenti delle vittime lombarde hanno inviato una lettera all'Ue e alla Corte europea dei diritti dell'uomo
MILANO - I parenti delle vittime del coronavirus, principalmente di Bergamo e Brescia, si sono riuniti nel comitato 'Noi denunceremo' e alzano il tiro, scrivendo una lettera alla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e al Presidente della Corte europea dei diritti dell'uomo Ròbert Ragnar Spanò, per chiedere «di vigilare sulle indagini» in corso in Lombardia.
Perché «potrebbero esserci gli estremi per il reato di crimini contro l'umanità in violazione di articoli della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea oltre che della Costituzione Italiana», spiega la coordinatrice del gruppo, l'avvocato Consuelo Locati. E mentre proseguono le indagini sul cosiddetto 'caso camici', s'indaga anche sul ruolo dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nella diffusione del coronavirus.
«In Lombardia sembrano esserci segni di indicibili crimini contro l'umanità», si legge nella missiva inviata a Bruxelles da Bergamo, dove oggi sono arrivati da tutta l'Italia per denunciare quanto accaduto durante l'emergenza Covid. «Hanno ucciso una generazione, quella che ha lavorato per tutta la vita per darci il benessere», sostengono i fratelli Maisto, che piangono il padre Luigi, morto il 29 febbraio in una Residenza sanitaria assistenziale (Rsa) di Milano dove era ospite per un principio di demenza senile.
«Ha contratto il virus probabilmente da un operatore - affermano -. E' stato lasciato morire perché aveva 88 anni. Ora vogliamo che chi ha sbagliato paghi, compreso chi ha deciso di ricoverare i malati di Covid nelle Rsa».
Nel mirino del Comitato, in particolare, c'è la direttiva della Regione Lombardia approvata l'8 marzo che suggeriva agli ospedali di trasferire i pazienti con coronavirus a basso rischio in case di cura per liberare alcuni letti e far fronte alla domanda durante l'emergenza. Una delibera approvata, è scritto ancora nella lettera «in totale contraddizione con i dati scientifici a disposizione delle autorità pubbliche, che mostravano chiaramente come il virus si stesse dimostrando letale, in particolar modo per i membri più anziani e più vulnerabili della nostra società».
Se l'inchiesta di Bergamo si arricchisce di nuove denunce, che saranno poi trasmesse alle Procure competenti, novità si attendono anche da quella di Milano sulla vicenda della fornitura da mezzo milione di euro di camici e altro materiale, poi in parte trasformata in donazione.
A Milano è stato anche aperto un fascicolo per epidemia colposa, al momento a carico di ignoti, a seguito di un esposto del Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) sul ruolo dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il fascicolo, a quanto appreso, è stato già trasmesso a Roma per competenza territoriale.