Le autorità bielorusse hanno passato all'intelligence russa del materiale che proverebbe «la falsificazione».
Intanto il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa critica ferocemente Mosca: «La Russia continua a violare i suoi diritti».
MOSCA - Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha annunciato che le autorità bielorusse hanno passato all'intelligence russa (Fsb) del materiale che, secondo il controverso presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, dimostrerebbe che l'avvelenamento dell'oppositore russo Aleksey Navalny è «una falsificazione».
Secondo Lukashenko, le sue forze di sicurezza avrebbero intercettato una telefonata tra Berlino e Varsavia che proverebbe questa tesi. Lukashenko fa grande affidamento sull'appoggio del Cremlino in questo periodo in cui migliaia e migliaia di persone scendono in piazza contro di lui e contro la sua vittoria alle presidenziali del 9 agosto, da molti osservatori ritenute stravolte dai brogli elettorali.
Secondo il governo tedesco, i test dimostrano che Navalny è stato avvelenato con una neurotossina militare del tipo Novichok, sviluppata in Unione Sovietica negli anni '70 e '80. Si tratta dello stesso tipo di sostanza con cui, secondo il governo britannico, i servizi segreti russi cercarono di uccidere due anni fa a Salisbury l'ex spia doppiogiochista Serghiei Skripal. Questi elementi rafforzano il sospetto che dietro l'avvelenamento del rivale numero uno di Putin ci possa essere proprio il Cremlino.
Peskov ha dichiarato che il materiale è stato consegnato ieri all'intelligence russa, che presenterà un rapporto a Putin. Il portavoce del Cremlino si è però rifiutato di commentare le dichiarazioni fatte da Lukashenko sulla presunta telefonata sul caso Navalny.
Diritti violati - Il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa critica Mosca per la mancanza di misure prese per rimediare alle violazioni dei diritti di Alexei Navalny indicate dalla Corte di Strasburgo in due sentenze di condanna della Russia nel 2018 e 2019.
Le violazioni riguardano il diritto a manifestare pacificamente e la libertà d'espressione, gli arresti, detenzioni, e condanne inflitte a Navalny per averli esercitati. Nella decisione l'organo esecutivo «prende nota con preoccupazione delle recenti lagnanze di Navalny sulle continue interferenze con la sua libertà di manifestare, che hanno incluso ulteriori arresti e condanne che suppongono il carcere».
Inoltre il comitato dei ministri ricorda che «la Corte di Strasburgo ha stabilito che le violazioni sono state politicamente motivate e ha di conseguenza richiesto alle autorità di agire con urgenza per garantire che Navalny possa esercitare il suo diritto a manifestare pacificamente e quello della libertà d'espressione». Per questo il comitato dei ministri chiede a Mosca di fornire entro il 30 novembre informazioni sulle misure che intende prendere in tal senso.