Merkel: «Deploro Trump». Netanyahu: «La democrazia americana era una fonte di ispirazione».
BERLINO - L'irruzione avvenuta ieri al Congresso, dove le camere erano riunite per ratificare l'elezione di Joe Biden, sta suscitando numerose reazioni nel mondo. Oltre alla Svizzera, diversi Paesi hanno espresso il loro sconcerto per quanto accaduto a Washington.
Le immagini arrivate dagli Stati Uniti «mi hanno riempito di rabbia e tristezza», ha dichiarato Angela Merkel intervenendo virtualmente a una manifestazione politica della Csu. «Deploro che il presidente Trump non abbia riconosciuto le sconfitta alle elezioni da novembre e che non lo abbia fatto neppure ieri», ha aggiunto. «Dubbi sono stati sollevati sull'esito delle elezioni e si è preparata l'atmosfera per gli eventi della notte scorsa».
L'attacco al Campidoglio è stato «vergognoso e va condannato con forza», ha affermato dal canto suo il premier israeliano Benyamin Netanyahu incontrando a Gerusalemme il segretario al tesoro americano, Steve Mnuchin. «Per generazioni - ha aggiunto - la democrazia americana è stata una fonte di ispirazione per il mondo intero e per Israele. Mi è stata sempre di ispirazione. I disordini violenti sono l'esatto opposto dei valori che gli americani e gli israeliani considerano sacri. Non ho dubbi che la democrazia americana avrà il sopravvento».
«Attiriamo l'attenzione sul fatto che il sistema elettorale negli Stati Uniti è arcaico, non soddisfa i moderni standard democratici, crea opportunità per numerose violazioni e i media statunitensi sono diventati strumento di lotta politica». Queste sono le parole, invece, del portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, citata da Interfax, commentando l'assalto a Capitol Hill.
«In larga misura, questo è ciò che ha causato la divisione della società evidente negli Stati Uniti», ha detto ancora Zakharova. «Auguriamo all'amichevole popolo degli Stati Uniti di attraversare con dignità questo periodo drammatico della loro storia», ha continuato Zakharova, sottolineando che Mosca considera le proteste di Washington come «una questione interna degli Stati Uniti».