Le nazioni più fragili stanno ricevendo molto meno rispetto a quanto previsto dall'accordo di Parigi del 2015
BONN - Oltre 475mila persone hanno perso la vita a causa di disastri naturali legati a fenomeni meteo estremi dall'inizio del secolo.
Lo rileva il Global Climate Risk Index 2021, pubblicato dall'organizzazione non governativa tedesca Germanwatch. Lo studio tiene conto delle vite umane andate perdute nel corso di uragani, ondate di calore, inondazioni e traccia un quadro sull'anno 2019 e sui due decenni precedenti, dal 2000 al 2019. È stato presentato in apertura del Climate Adaptation Summit, che si tiene quest'anno in forma virtuale a casa della pandemia.
Le aree più colpite - Due anni fa furono Bahamas, Zimbabwe e Mozambico i paesi più afflitti, specialmente a causa di uragani e cicloni che hanno devastato parte dei Caraibi, la costa orientale dell'Africa e l'Asia meridionale. Mentre dall'inizio del 21esimo secolo il triste primato va a Porto Rico, Haiti e Myanmar. Sono più di 11mila gli eventi climatici estremi presi in considerazione, che hanno provocato un costo all'economia globale stimato in 2267 miliardi di franchi svizzeri.
«I segnali di una escalation dei cambiamenti climatici non possono più essere ignoranti - in nessun continente e in nessuna regione» è il grido di allerta degli autori del rapporto. «Anche le nazioni ad alto reddito risentono degli impatti climatici come mai prima d'ora», come dimostrato dalle tempeste che hanno colpito il Giappone. Inoltre «la pandemia di Covid-19 ha reiterato il fatto che i rischi e la vulnerabilità sono sistemici e interconnessi».
Meno aiuti del previsto - L'indice mette in luce anche il mancato rispetto di uno dei punti dell'accordo di Parigi sul clima del 2015: i paesi più ricchi del mondo hanno stanziato molto meno di quanto promesso per l'aiuto alle nazioni in via di sviluppo. Questi fondi sarebbero dovuti andare a sostegno di progetti per mitigare l'innalzamento delle temperature e adattare i territori ai cambiamenti climatici. L'Onu prevede che il vero costo di queste operazioni potrebbe raggiungere i 300 miliardi all'anno nel 2030 e salire fino a 500 milioni alla metà del secolo.