Uno studio lanciato nel Regno Unito vuole fare chiarezza sull'efficacia dei preparati nei sistemi immunitari indeboliti
La professoressa Pam Kearns, responsabile del progetto: «È prioritario capire quale sia il miglior utilizzo dei vaccini anti-Covid per proteggere i pazienti più vulnerabili».
BIRMINGHAM - Proteggere le categorie a rischio. È stato questo, fin dagli inizi della pandemia di Covid-19, il grande "mantra" che ha guidato l'azione della netta maggioranza dei governi a livello globale. Ci sono gli anziani e tutte quelle persone con condizioni di salute precarie a causa di altre patologie. E sono queste ultime sotto la lente in uno studio lanciato nel Regno Unito, con l'obiettivo di comprendere nel modo più completo quali siano su di esse l'efficacia e gli effetti dei vaccini anti-Covid.
Pazienti in cura per un cancro, persone affette da malattie croniche al fegato o ai reni o che hanno subito un trapianto di cellule staminali. Sono tutte a rischio di complicazioni qualora dovessero essere colpite dal nuovo coronavirus. E se da un lato i vaccini sono la principale chiave per metterle in sicurezza, dall'altro vi è una chiara necessità di capire fino in fondo come questi possano comportarsi in un sistema immunitario già indebolito a causa di altri trattamenti.
«Queste persone potrebbero non essere protette in modo ottimale»
Allo stato attuale, ha spiegato la professoressa Pam Kearns - direttrice dell'unità di ricerca clinica sul cancro dell'Università di Birmingham e responsabile del progetto di ricerca -, «alcune prove indicano che persone affette da queste patologie potrebbero non ottenere una protezione ottimale dai vaccini attuali».
Non a caso, i pazienti con gravi patologie pregresse «sono stati perlopiù esclusi dai trial clinici dei vaccini contro il Covid», ha ricordato Kearns. Una "lacuna" a cui lo studio OCTAVE - che sarà coordinato a livello britannico con gli atenei di Oxford, Glasgow e Liverpool, con l'Imperial College di Londra e il Leeds Teaching Hospitals NHS Trust - vuole rimediare. In questo modo si potrà fare chiarezza sul «miglior utilizzo dei vaccini anti-Covid per proteggere i pazienti più vulnerabili».
Come si svolgerà lo studio?
Per il progetto saranno reclutati fino a 5'000 pazienti affetti da gravi patologie pregresse, la cui "linea di difesa" nel sangue sarà analizzata prima e dopo aver ricevuto il preparato. L'effettiva durata della protezione conferita dai vaccini non è ancora del tutto chiara. E, considerando che per alcuni anni sarà probabilmente necessario continuare a vaccinarsi contro il Covid, è prioritario «capire come farlo al meglio per i pazienti che soffrono di condizioni di salute croniche».