L'incidente della Ever Given sta avendo un enorme impatto finanziario, senza dimenticare le conseguenze strategiche
SUEZ - Martedì 23 marzo, intorno alle 7.40 ora locale, una nave portacontainer, del peso di 224mila tonnellate, lunga 400 metri e larga 59, si è arenata nel Canale di Suez, in Egitto, bloccando interamente il traffico commerciale della via d'acqua artificiale.
L'incidente - La nave Ever Given, appartenente alla compagnia marittima taiwanese Evergreen Marine Corp, era partita dalla Cina e trasportava centinaia di container diretti a Rotterdam, nei Paesi Bassi, quando, in viaggio dal Mar Rosso verso il Mediterraneo, raffiche che hanno raggiunto i 40 nodi l’ha spinta fuori rotta, facendola incagliare di traverso e bloccando, in questo modo, il passaggio delle altre imbarcazioni. La perdita di orientamento del cargo è avvenuta per «assenza di visibilità» causata da una tempesta di vento e sabbia. Le condizioni meteo avverse, unite a un presunto blackout della strumentazione di bordo, non hanno permesso ai piloti dell'Authority che gestisce il Canale di orientarsi, finendo per mettersi di traverso lungo il canale.
Il capitano della nave ha dato immediate rassicurazioni sul fatto che «tutto l’equipaggio è al sicuro. Non ci sono state segnalazioni di feriti o inquinamento». A bordo c'erano 25 persone, tutte di nazionalità indiana.
La storia del Canale - Il Canale di Suez è un canale artificiale, lungo 190 km e largo 205 metri, con una profondità massima di 24 metri, situato a ovest della penisola del Sinai, tra Porto Said sul Mar Mediterraneo e Suez sul Mar Rosso. Permette la navigazione tra l’Europa e l’Asia senza la necessità di circumnavigare l’Africa sulla rotta del Capo di Buona Speranza, come necessariamente si faceva prima della sua apertura avvenuta il 17 novembre 1869. Il transito delle navi è organizzato in tre convogli alternati al giorno, da nord a sud, da sud a nord e viceversa, che si incrociano al Grande Lago Amaro e al by-pass di Al-Bella. Il 6 agosto 2015 è stata inaugurata una nuova corsia, lunga 35 km, che consente invece il transito delle navi in entrambe le direzioni. Grazie a questo ampliamento possono transitare 97 navi rispetto alle 49 del periodo precedente e senza limiti di dimensione delle imbarcazioni.
Le ricadute economiche - Tali lavori hanno reso conveniente il passaggio a Suez anche per alcune rotte asiatiche che si servono, solitamente, del passaggio attraverso il canale di Panama. Considerando, quindi, l’importanza strategica del Canale di Suez, si capisce l’enorme portata dell’ingorgo venutosi a creare a seguito incidente: in primo luogo, il traffico di container tra Oceano Indiano e Mediterraneo è risultato completamente paralizzato. Inoltre, c’è stato l’improvviso rialzo del petrolio che ha visto il prezzo del greggio andare oltre i 60 dollari al barile, con un aumento pari al 5%. Fino alla completa risoluzione del problema, il potenziale danno economico causato dal rallentamento del traffico marittimo sarà ingente: basti considerare che dal Canale di Suez transita il 30% delle navi portacontainer e il 12% del traffico merci a livello mondiale, oltre che il 10% del petrolio scambiato e il 9% del gas naturale liquefatto. Solo l’anno scorso, nonostante la pandemia, sono transitate per il Canale di Suez oltre 19 mila imbarcazioni, con una media di 50 navi al giorno.
Le operazioni di rimozione - Da subito, per risolvere la situazione, sono stati inviati sul posto numerosi rimorchiatori, con il compito di rimettere in asse la Ever Given e poterle consentire di riprendere la navigazione, liberando il passaggio ora ostruito. In azione sono entrati anche numerosi escavatori, che stanno cercando di rimuovere i banchi di sabbia nei quali è rimasta incagliata la prua della nave. Dopo vari tentativi falliti, le autorità egiziane hanno dato comunicazione che la navigazione è parzialmente ripresa nella tratto storico del Canale e che «l’Authority non risparmia alcuno sforzo per garantire la normale navigazione». Secondo quanto dichiarato dalla BBC, la cargo Ever Given è la più grande nave a essersi mai incagliata nel Canale di Suez e, per sbloccarla, sembrerebbe essere necessaria un’altra marea, altrimenti si dovrà procedere alla rimozione di tutti i container presenti a bordo. In un secondo momento si è invece deciso per la sospensione temporanea del traffico, così da liberare completamente il Canale in attesa della rimozione della portacontainer.
Venerdì mattina la Ever Given «resta incagliata nella stessa posizione» nonostante dall'Authority stiano «diligentemente ed efficientemente impiegando tutte le loro risorse per mitigare l'attuale crisi», spiega la società di fornitura di servizi Leth Agencies.
L'importanza geopolitica del Canale - L’incidente occorso al cargo ha avuto un’eco internazionale in considerazione del fatto che il Canale di Suez ha una grandissima importanza commerciale ed è una rotta che, da sola, garantisce il 7% del traffico mercantile mondiale, oltre a essere una delle fonti di entrate annuali principali per l’Egitto. In un mondo globalizzato, come quello attuale, il traffico via mare la fa da padrone e, come spiega il giornalista Marco Valle nel suo libro ‘Suez, Il Canale, l’Egitto e l’Italia’, grazie allo sviluppo della Suez Economic Zone, il Governo egiziano ha lanciato il guanto di sfida alle principali regioni logistiche europee e mediorientali quali Amburgo, Rotterdam fino a Jabel Alì negli Emirati Arabi Uniti.
L’Egitto infatti è consapevole che se non manterrà un certo standard di sicurezza nel passaggio al Canale, il traffico marittimo potrebbe essere dirottato verso altre rotte. La circumnavigazione delle coste africane non è più dispendiosa del passaggio a Suez nel caso delle grandi navi dirette verso il Nord Europa. Al Cairo guardano poi con preoccupazione allo sviluppo di una nuova rotta artica su cui punta molto la Cina.
Le mire cinesi - Il gigante asiatico ha messo gli occhi da tempo sul Canale di Suez consapevole del fatto che, per incrementare sempre di più i suoi traffici marittimi, sia di fondamentale importanza controllare i punti di passaggio obbligati. I chokepoint, o ‘colli di bottiglia’, sono stretti o canali artificiali d'importanza globale in quanto costituiscono punti obbligati di passaggio
per le merci lungo le principali rotte commerciali internazionali. Nel mondo sono quattro quelli considerati d'importanza strategica fondamentale: il Canale di Panama, lo Stretto di Malacca, lo Stretto di Hormuz e, appunto, il Canale di Suez. Le ultime stime indicano che il 90% dei flussi commerciali marittimi internazionali transitano per almeno un chokepoints tra cui il 61% dei flussi di petrolio mondiale. Che Suez fosse un passaggio strategico lo si evince fin dal primo articolo della Convenzione di Costantinopoli del 1888 che sanciva che il Canale «sarà sempre libero e aperto, in tempo di guerra come in tempo di pace, a ogni nave mercantile o da guerra, senza distinzione di bandiera». Si era quindi da subito consapevoli che il Canale di Suez, come gli altri ‘colli di bottiglia’, sarebbe stato oggetto d'interessi politici contrapposti da parte di Paesi interessati a rafforzare il proprio prestigio internazionale.
La geopolitica del Mar Rosso - Il Canale di Suez rappresenta tutto ciò anche in considerazione del fatto che il Mar Rosso è al centro di una corsa verso la militarizzazione, basti pensare alle basi militari in Sud Sudan poste sotto il controllo della Russia. Un’altra delle nazioni più interessate a Suez è sicuramente lo Stato di Israele. Quest’ultimo non fa mistero sul fatto che esso abbia una fondamentale importanza per la sua strategia di rafforzamento, in considerazione anche del fatto che è in corso uno scontro navale tra Iran e Israele. I media hanno infatti parlato di una serie di attacchi rivolti da Israele contro delle navi iraniane dirette in Siria. Il Canale di Suez è inoltre nel mirino degli Stati Uniti e della Russia, entrambe preoccupate di poter perdere completamente il controllo su di un varco così strategico che rappresenta il collegamento tra l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano.
Punto strategico, ma delicato - Le potenze commerciali orientali hanno come obiettivo il vedersi garantire il passaggio al Canale di Suez per poter accedere al Mediterraneo e ai porti del Nord Europa. In caso contrario, a vacillare ci sarebbe il grandioso progetto della costruzione della Nuova Via della Seta. L’Egitto è stato scelto da Pechino come hub logistico privilegiato per tutta la regione del Mediterraneo. Anche per l’Europa il Canale di Suez risulta essere uno snodo fondamentale per i propri traffici marittimi, costituendo un punto di collegamento tra il Mediterraneo e il Continente asiatico. È bastata una forte raffica di vento per mettere in crisi il commercio marittimo mondiale e tenere con il fiato sospeso le Grandi Potenze, tutte dipendenti da un canale artificiale lungo 190 km.