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«La tradizione dei cowboy è tutt’altro che morta»

STATI UNITI«La tradizione dei cowboy è tutt’altro che morta»

28.06.21 - 06:00
Nella cittadina di Bandera il tempo si è fermato. Qui si incrociano influenze europee, native e messicane
Cavalieri / Mulvoni
Kelly Orion, proprietaria con i suoi 9 fratelli del Mayan Dude, uno degli storici ranch di Bandera.
Kelly Orion, proprietaria con i suoi 9 fratelli del Mayan Dude, uno degli storici ranch di Bandera.
Fonte Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni
«La tradizione dei cowboy è tutt’altro che morta»
Nella cittadina di Bandera il tempo si è fermato. Qui si incrociano influenze europee, native e messicane

BANDERA - La tradizione dei cowboy americani è più viva che mai. A preservarla con grande passione ci pensano gli abitanti di Bandera, una cittadina rurale a circa 65 km dalla metropoli di San Antonio in Texas.

Ufficialmente riconosciuta come la "capitale mondiale dei cowboy", Bandera è un crogiuolo eccezionale di influenze: quella nativa, quella messicana ed infine quella europea. Su queste praterie irrorate dal fiume Medina si sono scontrati Apache, Comanche e Conquistadores. Secondo la leggenda, il nome deriverebbe proprio dalla bandiera rossa appuntata dagli spagnoli per delineare il confine con i terreni dei nativi americani.

Nell’800 Bandera – che adesso conta poco meno di mille anime - divenne una tappa fondamentale del Great Western Cattle Trail, il lunghissimo itinerario percorso dai mandriani a cavallo, ovvero i cowboy che dal Texas portavano i loro bovini in vendita fino al South Dakota. Oggi non vi sono più attività di bovari nomadi, ma la città è determinata a non lasciar morire la sua storia e organizza eventi, festival e persino la giornata nazionale dei cowboy.

«La tradizione è tutt’altro che morta!» afferma convinta Kelly Orion, energica proprietaria con i suoi 9 fratelli del Mayan Dude, uno degli storici ranch di Bandera, fondato dai genitori Don and Judy Hicks. «La cultura dei cowboy è nel nostro DNA» ci spiega. «È racchiusa nella simbiosi perfetta che abbiamo con la terra, la natura, con i cavalli; ma anche nel valore sacro dell’ospitalità, nel rispetto per l’altro».

Kelly e la sua famiglia accolgono dal 1951 ospiti provenienti non solo da tutti gli Stati Uniti ma anche dal mondo. «Vogliamo che chiunque arrivi nel nostro ranch viva l’atmosfera western più autentica», spiega Kelly. Il compito di far rivivere la tipica colazione dei mandriani di un tempo, ad esempio, è affidato al fratello Greg Hicks che cucina e serve appetitose uova cucinate su un fuoco da campo, accompagnate da bacon, salsiccia, grits (una specie di polenta) e gli immancabili biscuit di grano.

«La nostra aspirazione più grande è offrire a chi viene a Bandera un concentrato dell’essenza stessa dell’americanità. In fondo cosa c’è di più americano dei cowboy?», ci chiede Kelly. Il vivacissimo mito dei cowboy ha fatto sì che questa cittadina sfornasse un numero impressionante di fuoriclasse del rodeo. Tra essi Kevin Fitzpatrick, campione del mondo di lazo nel 2008 ed ambasciatore della cultura cowboy. «Il lazo, il rodeo sono da generazioni nel DNA della mia famiglia – ci racconta quando lo incontriamo - Credo che questa tradizione rappresenti l’identità più profonda del Texas».

Si tratta dello spirito del «cowboy dei tempi che furono: giovane, selvaggio e libero» cantato dalla leggenda del country texano Pat Green, la cui musica si ascolta ancora oggi, riproposta dalle band locali, nel celebre saloon Arkey Blue's Silver Dollar di Bandera.

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