L'elezione ecclesiastica ha esposto profonde divisioni e tensioni identitarie nei rapporti con la Serbia
Il Presidente Milo Djukanovic ha denunciato «l'uso eccessivo della forza contro i cittadini».
CETINJE - Sassi e bottiglie contro la polizia, seguiti da gas lacrimogeni, barricate, arresti, e feriti. È scoppiato il caos oggi a Cetinje, in Montenegro, dove la tensione - da quando è stata annunciata l'elezione del nuovo leader religioso del Paese - è altissima.
L'elezione del nuovo metropolita ha provocato infatti una fortissima reazione nel Paese balcanico, diventato il set di un'esplosione di tensioni identitarie che hanno esposto profonde crepe nei rapporti con la vicina Serbia, tra coloro che sostengono legami più stretti con Belgrado e altri che si oppongono a qualsiasi alleanza pro-serba.
In particolare, la protesta è stata indetta dagli esponenti del Partito democratico dei socialisti (DPS), i cui membri considerano Joanikije un diretto emissario della Chiesa ortodossa serba e della dirigenza di Belgrado. Oltre a ciò, denunciano anche «un'elezione non regolare».
Sebbene la Chiesa serba ortodossa sia dominante nel paese, gli oppositori accusano il metropolita di servire gli interessi di Belgrado e chiedono che la Chiesa ortodossa montenegrina, attualmente minoritaria e non riconosciuta dal mondo ortodosso, venga riconosciuta come autocefala.
L'intronizzazione di Joanikije, che per motivi di sicurezza è dovuto arrivare in elicottero, si è quindi svolta sotto stretta sorveglianza in un monastero della città. I rapporti, sinora, parlano di una ventina di feriti e di almeno otto arresti, tra cui un consigliere del Presidente montenegrino Milo Djukanovic (DPS), che ha denunciato «l'uso eccessivo della forza contro i manifestanti» da parte del Governo, acuendo la spaccatura politica interna al Paese balcanico.
Da parte sua, il premier montenegrino Zdravko Krivokapic ha stigmatizzato gli incidenti a Cetinje, parlando di un «tentativo di mettere in atto azioni terroristiche», e di «attacco alle istituzioni statali».
Il Montenegro, lo ricordiamo, è diventato indipendente dalla Serbia nel 2006, dopo circa 90 anni insieme, ma un terzo dei 620'000 abitanti si identifica come serbo e alcuni nazionalisti negano tuttora al Paese un'identità separata.