In un rapporto vengono citati «maltrattamenti e violenze», in taluni casi «equivalenti alla tortura»
Tra diritti ignorati, detenzioni forzate e violenze, l'organo europeo urge un «cambiamento nella cultura» della polizia
SARAJEVO - Violenze fisiche, detenzioni prolungate e torture. Le autorità della Bosnia-Erzegovina devono «intraprendere azioni vigorose» per affrontare la problematica «dei maltrattamenti della polizia».
È quanto ha chiesto oggi, con un comunicato stampa, il Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d'Europa, che ha pubblicato un rapporto a riguardo.
L'analisi è stata stilata nel giugno 2019, quando il CPT ha visitato il Paese balcanico, descrivendo numerosi episodi di «maltrattamenti fisici e psicologici», la cui «gravità» potrebbe persino equivalere alla tortura (vengono citate violenze, stupri, finte esecuzioni, e l'uso del metodo falaka, ossia duri colpi sulle piante dei piedi). Le persone detenute, poi, venivano ad esempio «colpite con calci, pugni, schiaffi, e manganellate» da membri delle forze dell'ordine, ma anche con «mazze da baseball, piastrelle di legno e cavi elettrici», generalmente per convincerli a confessare.
Oltre a ciò, il diritto di accesso a un avvocato «rimane apertamente ignorato» dai funzionari di polizia, e l'accesso a un medico «rimane inefficace». Nelle prigioni di Sarajevo e Mostar, poi, il CPT ha rivelato un «regime anacronistico», con persone confinate più di 23 ore al giorno nelle loro celle, con un accesso irregolare alle strutture esterne.
Un miglioramento è stato notato invece nella prigione di Banja Luka, dove rispetto alle visite precedenti si è potuto notare un'atmosfera migliore tra il personale e le persone imprigionate.
In generale è stato notato che le indagini, intraprese dalla polizia per analizzare i presunti maltrattamenti, sono perlopiù «inefficaci», in quanto non vengono condotte «né in modo approfondito né tempestivo», con l'organo inquirente che non è «né imparziale, né indipendente».
In conclusione, il Consiglio europeo chiede quindi che ci sia un vero e proprio «cambiamento nella cultura della polizia», mediante l'introduzione di «metodi più moderni», un sistema di registrazione (audio e video) degli interrogatori, e la garanzia che gli esami medici dei sospetti siano «accurati e riservati».
In una risposta condivisa al CPT, le autorità della BiH hanno in seguito fornito informazioni sulle misure adottate da diverse agenzie di polizia per adeguarsi alle richieste. In particolare, sono state annunciate nuove sale d'interrogatorio, nonché nuovi corsi per formare gli ispettori. Inoltre, verranno fornite informazioni sulle azioni intraprese per migliorare «le condizioni» nelle prigioni.