Uno studio della Croce Rossa ha evidenziato le categorie più colpite: donne, abitanti delle aree urbane e migranti
GINEVRA - La pandemia ha avuto gravi ripercussioni economiche in tutti i paesi del mondo. Sono principalmente tre le categorie maggiormente colpite dalle conseguenze socio-economiche: le donne, gli abitanti delle città e le persone in movimento (migranti e rifugiati), stando ad uno studio pubblicato oggi dalla Federazione Internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa.
In particolare la crisi ha provocato un aumento della disoccupazione e della povertà, una maggiore insicurezza alimentare, un aumento della vulnerabilità alla violenza, nonché una mancanza di istruzione e minori prospettive per i bambini, senza dimenticare il peggioramento dei problemi di salute mentale.
«Il nostro studio conferma ciò che da tempo sospettavamo e temevamo, ovvero che le conseguenze indirette distruttive di questa pandemia hanno danneggiato il tessuto sociale e si faranno sentire per anni, addirittura per decenni. Le persone che erano già vulnerabili, a causa di conflitti, cambiamenti climatici e povertà, si sono trovate ancora più ai margini. E molte persone che in precedenza erano in grado di farcela da sole sono diventate vulnerabili, richiedendo supporto umanitario per la prima volta nella loro vita» ha dichiarato Francesco Rocca, presidente della Federazione internazionale.
Lo studio fornisce una panoramica globale, ma ha prestato particolare attenzione a dieci paesi: Afghanistan, Sud Africa, Colombia, El Salvador, Spagna, Iraq, Kenya, Libano, Filippine e Turchia.
Per quanto concerne le donne, sono state maggiormente colpite dalle conseguenze della pandemia soprattutto per quanto riguarda il reddito. Inoltre, stando allo studio, hanno rischiato (e rischiano tuttora) maggiormente si infettarsi a causa del loro ruolo di caregiver, sono più esposte alla violenza sessuale e di genere, e l'impatto sulla loro salute mentale è stato maggiore rispetto agli uomini.
Lo studio ha messo anche in evidenza l'aumento del tasso di povertà nelle aree urbane rispetto alle aree rurali. E anche per quanto riguarda le persone in movimento, si è registrato un aumento delle probabilità di perdere il lavoro, o di subire una riduzione dell'orario di lavoro.
«Dobbiamo aprire gli occhi, essere consapevoli di ciò che sta accadendo intorno a noi e parlare con loro. In caso contrario, c'è da temere che la ripresa post Covid-19 sarà tanto diseguale e iniqua quanto le ripercussioni della pandemia stessa», ha concluso Rocca.