In attesa delle prossime decisioni di Berna, diamo uno sguardo su quanto accade in Italia, Austria, Germania e Francia
BERNA / ROMA - È successo di nuovo. Il centro dell'Europa, nonostante l'esperienza degli ultimi due anni e le avvisaglie di tempesta in arrivo all'orizzonte, è tornato a essere l'epicentro della pandemia di Covid-19.
Dato che le cifre non raccontano opinioni, partiamo da loro per tracciare un quadro della situazione. E cominciamo dalla nostra Svizzera, che tra i Paesi che occupano il cuore del vecchio continente è quella che oggi presenta al contempo l'andamento più preoccupante - l'incidenza media di nuovi casi per milione d'abitanti negli ultimi 7 giorni è pari a 1'095 contagi* - e le misure più blande, in attesa delle decisioni che il Consiglio federale prenderà questa settimana (scade proprio oggi la procedura di consultazioni sulle due "varianti" proposte da Berna).
La via delle cosiddette 2G, già adottata spontaneamente da alcuni esercenti dopo il primo "nulla osta" del Consiglio federale, pare tracciato. Un "se vi va, fatelo" che ha introdotto in maniera soft quella misura che buona parte dei nostri vicini ha invece già adottato con rigore, facendone un cardine dell'attuale gestione di crisi. E lascia poco sorpresi il fatto che oggi sia chi ha anticipato i tempi, cercando di sbarrare la strada al virus piuttosto che inseguirlo, a trovarsi in una situazione più tranquilla.
Italia, per molti sarà un "bianco" Natal
La prima di classe in questa fase delicata è proprio quell'Italia che invece si era più volte ritrovata con l'acqua alla gola nelle precedenti ondate. La prima, che travolse la Lombardia, e quella del Natale scorso, dove a prevalere fu il rosso della zona che tinse l'intero Stivale e non quello dell'abito di Babbo Natale. Oggi la vicina Penisola offre un paesaggio "cromatico" molto diverso (l'incidenza media nazionale è di 283 casi per milione d'abitanti*), forte dell'introduzione anticipata del cosiddetto "super green pass" che ha replicato il concetto di 2G - accesso solo alle persone vaccinate e guarite -, implementando misure più rigorose (dal 6 dicembre al 15 gennaio) anche per le zone bianche.
Austria, "clausura" per i non vaccinati
L'Austria ha invece fatto da apripista nello stringere nuovamente al massimo le viti. Ma lo ha fatto con tempistiche che non hanno permesso di evitare a tutti i cittadini austriaci un "lockdown lampo". Quei 20 giorni di chiusura forzata hanno abbattuto la curva della quarta ondata, portando i casi di questi ultimi giorni a circa un quarto di quelli che si registravano quotidianamente un mese fa. Il lockdown non si è però concluso per tutti. La via generale in Austria è quella di un 2G integrale e quindi per chi non si è vaccinato il confinamento prosegue, con la possibilità di uscire di casa solo per motivi essenziali.
Germania, la vetta più alta e l'inizio della discesa
La regola delle 2G è in vigore anche in Germania. I tedeschi dall'essere i migliori nel gestire l'emergenza della prima ora - l'incidenza di nuovi casi rimase estremamente bassa durante la prima ondata e nei mesi a seguire - si sono ritrovati sommersi dai contagi della quarta ondata, con picchi che hanno superato quota 76mila sull'arco di sole ventiquattro ore. Una vetta più che doppia rispetto ai massimi che erano stati toccati nelle ondate precedenti. Al momento l'incidenza resta alta - si parla di 617 casi per milione d'abitanti su base settimanale* - ma «il calo dei casi è reale» e la situazione «si sta stabilizzando». Le parole del nuovo ministro della Salute, Karl Lauterbach, confermano quanto mostrato dai grafici: si inizia a scollinare. Con la guardia che però resta molto alta, per evitare di mandare tutto a catafascio con l'arrivo delle festività natalizie.
Francia, il 2G non è ancora sul menu
Tra i nostri vicini, solo la Francia - che presenta un'incidenza più elevata di quella tedesca (700 casi per milione d'abitanti) non applica alcuna forma diffusa di 2G. Nel Paese transalpino la spina dorsale delle misure anti-Covid è rappresentata dal pass sanitario, che può essere ottenuto mediante le tre vie: la vaccinazione, la guarigione dalla malattia o un test negativo effettuato nelle precedenti ventiquattro ore. Una stretta parziale scatterà a partire da domani per tutte le persone dai 65 anni in su, che - qualora avessero ricevuto la seconda dose da almeno sei mesi - dovranno effettuare la terza (entro quattro settimane) per vedere prorogata la validità del loro certificato.
*Ultimi dati aggiornati da OurWorldInData.org.