La 36esima brigata delle forze armate ucraine è allo stremo, ed è cosciente che capitolerà presto
La loro difesa di Mariupol dura da oltre 47 giorni, ma «il nemico ci ha gradualmente respinti e circondati», «ora vuole distruggerci».
MARIUPOL - «Abbiamo fatto tutto il possibile, e anche l'impossibile, ma ora stiamo finendo le munizioni».
Sono parole amare, con la consapevolezza che verranno molto presto o «uccisi o fatti prigionieri», quelle usate dai soldati della 36esima brigata marina dell'esercito ucraino, che da oltre 47 giorni stanno mettendo in atto l'impressionante difesa della città di Mariupol.
L'esito a cui stanno andando incontro, infatti, è sempre più tragico. Con la riorganizzazione della Russia, l'offensiva verso la città portuale è aumentata, e il territorio controllato dalle forze ucraine si è ridotto sempre più. Nonostante il loro impegno, gli ultimi rimasti, rintanati nella zona delle acciaierie Azovstal vicino al porto, temono che non riusciranno a resistere ancora per molto, ma ribadiscono in un messaggio su Facebook che non molleranno e non tradiranno mai la causa ucraina: «Abbiamo tenuto fino alla fine. Siamo grati ad ogni ucraino che ha creduto e continua a credere in noi. Abbiamo rispettato questa fede per tanto tempo, senza mai lasciare le nostre posizioni. Fedeli per sempre!».
Cuochi, autisti, musicisti
«Siamo stati bombardati dagli aerei, e colpiti dall'artiglieria e dai carri armati. Abbiamo lottato, ma ogni risorsa prima o poi si esaurisce», hanno poi scritto, «il nemico ci ha gradualmente respinto, circondato, e ora stanno cercando di distruggerci completamente».
La brigata ormai non è più un classico battaglione dell'esercito, sulla base delle informazioni fornite dai soldati rimasti. Metà dei sopravvissuti sono feriti, i soldati di fanteria «sono stati tutti uccisi», le battaglie sono condotte da «artiglieri, operatori radio, autisti e cuochi», anche i «musicisti dell'orchestra hanno imbracciato le armi».
«Fino a 20mila vittime»
Le parole dei militari, che potrebbero essere le loro ultime, arrivano mentre il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelenskiy ha dichiarato che la Russia aveva «distrutto» Mariupol, annunciando che «ci sono decine di migliaia di morti» e che «nonostante questo, i russi non stanno fermando la loro offensiva». Secondo il sindaco della città, Vadym Boychenko, potrebbero essere fino a 20mila i morti, tra i residenti della città.
Nei confronti dei loro superiori, c'è poi delusione da parte dei soldati, secondo cui molte promesse - ad esempio quella di rinforzi nell'alleviare l'assedio, o dell'evacuazione di alcuni feriti - non sono mai state compiute. «Eppure ci sono state delle possibilità».
Anche perché, come la popolazione civile, anche i soldati hanno vissuto in condizioni infernali nella città assediata. «Per più di un mese, abbiamo combattuto senza poter rifornire le nostre munizioni, senza cibo, senza acqua», hanno scritto i soldati, aggiungendo che sono stati costretti persino a bere acqua dalle pozzanghere.
Dubbi sulla veridicità?
Dopo la diffusione dell'appello della 36esima brigata marina ucraina, il vice-Sindaco di Mariupol ha dichiarato che in realtà non si tratterebbe di un messaggio proveniente dal gruppo, poiché la pagina «sarebbe stata hackerata». Lo riporta l'emittente Bbc.
Si tratta di un tentativo russo di far sembrare allo stremo gli oppositori? Come ogni altra notizia proveniente da una zona di guerra, va presa con le pinze.
Poco dopo, l'emittente britannica ha però raccontato che un "foreign fighter" britannico, unitosi alla causa ucraina, ha ammesso alla sua famiglia che l'unità con cui era «non ha altra scelta» che arrendersi alle forze russe nella città assediata di Mariupol, la cui situazione resta - e ciò è chiaro - critica.