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UCRAINAI viaggi da brividi di un 36enne ucraino: «Cercavo di non guardare i corpi»

26.04.22 - 21:47
L'incredibile missione di Mykhailo Puryshev, che ha viaggiato fino a Mariupol sei volte, sopravvivendo
Reuters
Al centro: Mykhailo Puryshev ed il suo furgone. Ai lati: alcune foto scattate dal 36enne.
Al centro: Mykhailo Puryshev ed il suo furgone. Ai lati: alcune foto scattate dal 36enne.
I viaggi da brividi di un 36enne ucraino: «Cercavo di non guardare i corpi»
L'incredibile missione di Mykhailo Puryshev, che ha viaggiato fino a Mariupol sei volte, sopravvivendo
Questo nonostante il suo veicolo fosse stato colpito più volte: «Dio si è preso cura di me, e il mio furgone mi ha protetto»

KIEV - Noncurante delle bombe, dei missili, e dei carri armati, il 36enne ucraino Mykhailo Puryshev ha fatto ben sei viaggi fino a Mariupol per evacuare i suoi concittadini, riuscendo a sopravvivere in qualche modo, nonostante il suo furgone rosso sia stato quasi distrutto.

Intervistato dai reporter dell'agenzia di stampa Reuters, Puryshev ha raccontato di aver evacuato più di 200 persone nei suoi sei viaggi, alcuni dei quali effettuati con altri coraggiosi cittadini pronti a morire per andare a salvare i civili rimasti nella città assediata.

Con tutti i tentativi di organizzare corridoi umanitari che sono falliti, i viaggi privati come quello del 36enne, proprietario di un Night Club, sono stati fondamentali per molti innocenti intrappolati.

La paura delle mine
Tra il suo primo e il suo ultimo viaggio, la differenza era chiara: «Quando sono andato la prima volta a prendere dei civili (l'8 marzo), la città era come una nuvola di fumo, sembrava un falò. L'ultima volta che sono andato c'era invece solo cenere, solo il carbone nero degli edifici», ha raccontato.

Tra un viaggio e l'altro, ha dovuto riparare più volte il furgone, colpito da missili, proiettili e schegge. Una volta è stato quasi distrutto: le finestre laterali, il parabrezza ed una porta erano state demolite da un bombardamento. «Grazie a Dio in quel momento non c'era nessuno dentro».

I viaggi fino a Mariupol, passando attraverso il territorio occupato dai russi, duravano fino a otto ore. Ma circolando tra paludi, posti di blocco e cadaveri, qual è la cosa che temeva maggiormente? «Le mine». 

«Cercavo di non guardare i cadaveri»
All'interno della città, la situazione era - ed è tuttora - drammatica.

Circolando, Puryshev cercava di non guardare i cadaveri sparsi per strada, o dentro i resti carbonizzati dei veicoli, temendo di vedere anche dei bambini morti e di avere una crisi o un esaurimento. «C'erano corpi arrotolati nei tappeti, in strada, sui marciapiedi».

Nel seminterrato del suo night club, all'inizio della guerra, è stato allestito dallo staff un rifugio antiatomico. Avendo deciso inizialmente di andare a salvare i suoi colleghi, si è ritrovato invece ad essere un'ancora di salvezza per 200 persone che si erano nascoste in quel bunker, tra cui anziani e donne incinte.

«Diverrà un monumento»
Alla fine, Puryshev è stato costretto ad interrompere i suoi viaggi il 28 marzo, quando un soldato separatista filo-russo gli ha intimato «di non tornare mai più», e che altrimenti «sarebbe stato catturato e rinchiuso, se non peggio». 

Per il 36enne, riuscire ad effettuare quel percorso più volte ed uscirne indenne è stato un miracolo. «Dio si è preso cura di me, l'unica ferita che ho avuto è stata una scheggia di vetro nel fianco, ma il mio veicolo mi ha protetto».

E quel furgone rosso sarà indimenticabile non solo per Puryshev, ma anche per tutti coloro che ha portato alla salvezza. Per questo, dopo la guerra, il proprietario ha già in mente cosa farne: «Lo trasformeremo in un monumento, quando torneremo a Mariupol».

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