I loro cari sono intrappolati nell'acciaieria Azovstal, circondata dalle truppe russe
«Bisogna evacuare le truppe, insieme ai civili, al più presto. La gente sta morendo»
KIEV - «Anche la vita dei soldati è importante. Non possiamo parlare solo dei civili, speriamo di poter salvare anche i combattenti».
Sono queste le parole di un appello lanciato da due donne ucraine che chiedono di non abbandonare e non dimenticare i soldati presenti all'interno dell'acciaieria Azovstal, circondata dalle forze russe nella città di Mariupol. Si tratta delle mogli di due membri del Reggimento Azov, tra i gruppi ancora presenti nella difesa della città ucraina meridionale.
Per loro, si parla infatti tanto di corridoi umanitari e di modi per salvare i civili presenti nella struttura, ma mai di come salvare i soldati che stanno difendendo la città portuale. Lo hanno dichiarato durante un'intervista rilasciata all'AP, nella quale hanno chiesto assistenza internazionale per l'evacuazione dell'impianto.
Secondo le ultime stime, sembrerebbero esserci 2'000 soldati ucraini e 1'000 civili nei bunker sotterranei della fabbrica, con le condizioni che sono sempre più difficili, e le scorte di cibo, acqua e medicine che si esauriscono.
La 27enne Kateryna Prokopenko ha quindi chiesto un'operazione in stile Dunkirk per evacuare le truppe insieme ai civili, per salvare «i nostri soldati, i nostri civili, i nostri bambini». «Dobbiamo farlo subito», ha poi aggiunto, «perché la gente - ogni ora, ogni secondo - sta morendo».
La 29enne Yuliia Fedusiuk è dello stesso avviso, e ha avvertito che le truppe ucraine non si sarebbero arrese all'esercito russo perché «non conosciamo nessun soldato di Azov che sia tornato vivo dai soldati russi, dal 2014. Chi si arrende sarà quindi sicuramente torturato e ucciso, non è un'opzione per loro».