La dispersione idrica è enorme: si perde almeno il 30% dell'acqua trasportata dalla rete
ROMA - Dal tardo pomeriggio di lunedì cinque regioni italiane hanno ottenuto lo stato di emergenza per la siccità. Si tratta di Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia Romagna.
La dichiarazione - La dichiarazione da parte del Consiglio dei ministri vale fino al 31 dicembre ed è «volta a fronteggiare con mezzi e poteri straordinari la situazione in atto, con interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche». Concretamente, lo stato di emergenza comporta lo stanziamento di fondi alle varie regioni: 10,9 milioni all'Emilia Romagna, 9 alla Lombardia, 7,6 al Piemonte, 4,8 milioni al Veneto e 4,2 al Friuli-Venezia Giulia.
C'è anche una valenza politica: eventuali decisioni impopolari, come il razionamento dell'acqua in casi estremi, cadrebbero sulle spalle del governo di Roma e non dei singoli presidenti di Regione (alcuni dei quali saranno chiamati alle urne nei mesi a venire). Ci si attende che altre regioni del Centro-Nord facciano richiesta entro la fine della settimana: la Liguria, l'Umbria e così via. Il prossimo passo, da parte dell'esecutivo, è un decreto ad hoc che prevede la nomina di un commissario straordinario (che potrebbe essere Fabrizio Curcio, a capo della Protezione Civile italiana) e l'avvio delle prime procedure - anche per salvare 270mila imprese agricole, che rappresentano poco meno del valore complessivo dell'agricoltura italiana. Mario Draghi, nei giorni scorsi, ha parlato della «crisi idrica più grave degli ultimi 70 anni».
Le misure - Alcune amministrazioni hanno già deciso di prendere provvedimenti, disponendo il razionamento locale dell'acqua e limitandone l'uso alle ragioni essenziali. Vietati, ad esempio, il riempimento delle piscine o il lavaggio privato delle auto, ma anche in alcuni casi l'irrigazione di orti e giardini. I piani di emergenza prevedono, fra le altre cose, il rilascio dell'acqua gli invasi montani.
L'enorme dispersione idrica - L'attuale problema della siccità in Italia è la conseguenza in una serie di fattori, a partire dall'estrema scarsità di precipitazioni in queste settimane ma, prima ancora, nel corso dell'inverno e della primavera. C'è poi il problema, annoso, della dispersione idrica: le infrastrutture sono vecchie di oltre 70 anni e ricevono una scarsa manutenzione. Si calcola che l'acqua persa dagli acquedotti sia circa il 30% del totale, con punte che superano il 40%. Contro una media europea che si attesta tra il 5 e il 6%.
«Oltre un terzo dell'acqua immessa nella rete di distribuzione va perduto. Nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi al giorno per km di rete nei capoluoghi di provincia/città metropolitana, il 36,2% dell'acqua immessa in rete» secondo il rilevamento dell'Istituto di statistica italiano. La Fondazione Utilitas parla invece del 40% e punta il dito su «fattori fisiologici presenti in tutte le infrastrutture idriche» ma anche sulla «vetustà degli impianti, prevalente soprattutto in alcune aree del territorio, e su fattori amministrativi, riconducibili a errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi, per una quota che si stima pari al 3% delle perdite».