Il passo indietro a Kherson consolida le linee di difesa russe. Ma anche in Russia la decisione è vista come fallimento
KHERSON - Nelle nebbie della guerra in Ucraina - alimentate a suon di attacchi e controffensive che finiscono per confondersi tra i tanti dispacci d'agenzia - la notizia più rilevante delle ultime 24 ore è senza dubbio il ritiro, annunciato dal Ministero della Difesa di Mosca, delle truppe russe da parte della città di Kherson. Una decisione che la Cnn, in un'analisi, ha definito al contempo «umiliante» e «prevedibile».
Il perché dell'umiliante è sotto gli occhi di tutti. Di fatto, Mosca si ritira - anche se la stampa russa ha finora schivato questa parola - da quei territori che "ufficialmente" sono stati annessi solo poche settimane fa. E che, soprattutto, erano stati occupati da russi e filorussi dall'alba della cosiddetta "operazione militare speciale" lanciata da Vladimir Putin nello scorso mese di febbraio. Territori che Mosca considera ora al 100% come parte della Federazione Russa e che vengono lasciati indietro.
È «una decisione difficile», ha affermato il generale Sergey Surovikin «ma in questo modo preserveremo ciò che è più importante. Le vite dei nostri uomini». Oltre, va da sé, al mantenimento della «capacità di combattimento». Il ritiro delle truppe russe, che indietreggiano fino alla sponda orientale del fiume Dnepr, consentirà a Mosca di consolidare le proprie linee difensive, facilitando inoltre i trasporti lungo le linee di approvvigionamento. E a quel punto, spiega l'analista Tim Lister, ogni tentativo da parte di Kiev di sfondare la linea oltre il corso d'acqua «sarebbe assai gravoso, per non dire proibitivo».
Esca o trappola? Il «fallimento» rimane
Il Cremlino ha in ogni caso già garantito che le forze ritirate da Kherson saranno impiegate per condurre altre operazioni nella regione. Qualcuno ha però evocato l'ipotesi che quella di Mosca possa anche essere una trappola. Un'esca per portare allo scoperto Kiev sulla sponda occidentale del Dnepr. E non sorprende quindi più di tanto lo scetticismo con cui le autorità ucraine hanno accolto la notizia. Resta il fatto che la situazione, sul terreno, per i russi si è fatta sempre più complicata nella regione in queste ultime settimane. «Il grosso fallimento politico a Kherson non può essere mascherato», afferma Lister. E a ribadirlo è anche il politologo russo Sergey Markov, che ha descritto, sul suo canale Telegram, il passo indietro come «la più grande sconfitta geopolitica della Russia dalla caduta dell'Unione Sovietica».