Un rapporto Unesco dichiara che il deterioramento prosegue. Ma alcuni autorevoli esperti sostengono il contrario
CANBERRA - Il governo laburista australiano si impegna a prevenire la dichiarazione di 'patrimonio dell'umanità in pericolo' della Grande barriera corallina, l'ecosistema che si estende per 2.300 km al largo della costa nordest del Paese, mentre autorevoli scienziati australiani assicurano che le sue condizioni stanno migliorando.
La ministra dell'Ambiente, Tanya Plibersek, si prepara a premere su scala internazionale per evitare una decisione formale nella riunione del Comitato per il patrimonio mondiale, a metà del prossimo anno. Sarà allora considerato il rapporto di due esperti dell'Unesco e dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), secondo cui il deterioramento della barriera corallina prosegue a causa del doppio effetto del riscaldamento climatico e dell'inquinamento legato all'agricoltura e alla pesca.
Dopo aver incontrato di recente il direttore generale dell'Unesco, Audrey Azoulay, a Lisbona, la Plibersek tratterà con le sue controparti in colloqui ambientali globali a Montreal il mese prossimo. L'obiettivo è di distanziarsi dalle conclusioni del rapporto dei due esperti, argomentando che esse sono il risultato della mancanza di azione dei precedenti governi conservatori verso il cambiamento climatico e contro l'inquinamento.
Un rapporto dello scorso agosto dell'Australian Institute of Marine Science indica che le parti settentrionali e centrali della barriera hanno la quantità di coralli più alta in 36 anni, nonostante un altro episodio di sbiancamento all'inizio di quest'anno, mentre la copertura corallina nella parte meridionale si è leggermente ridotta a causa di un'infestazione di stelle di mare 'corona di spine'.
Secondo la biologa marina Jodie Rummer della James Cook University, la ripresa dei coralli è positiva ma potrebbe presto essere annullata da ondate di caldo marine, e il rapporto Unesco è «il campanello d'allarme di cui l'Australia aveva bisogno». E l'esperto di coralli Peter Mumby dell'University of Queensland ritiene che nel rapporto Unesco-Iucn vi sono «aspetti positivi e negativi», ma concorda con le sue conclusioni. «La mia preoccupazione è che quando un sito è indicato come 'in pericolo', può creare un senso di inevitabilità. La barriera ha ancora la capacità di mostrare una ripresa, se le viene dato un periodo di tregua. Tuttavia una ragione per cui è urgente affrontare il cambiamento climatico è che queste finestre di recupero stanno diventando sempre più scarse», aggiunge.