L'arresto di Dejan Pantic ha dato il via alle proteste nel Nord del Kosovo e a una pericolosa escalation nella regione.
PRISTINA - Il Tribunale di Pristina ha condannato a un mese di reclusione Dejan Pantic, l'ex agente serbo della polizia kosovara il cui arresto nei giorni scorsi ha dato origine nel nord del Kosovo alla protesta della locale popolazione serba con blocchi stradali e barricate. Un'escalation che aveva visto il presidente serbo dapprima convocare il Consiglio di sicurezza e poi inviare un convoglio militare ai confini del Kosovo.
La portavoce del Tribunale Mirlinda Gashi ha confermato che Pantic è accusato di aver organizzato gli assalti agli uffici della commissione elettorale nel nord del Kosovo, dove erano in programma i preparativi per le elezioni locali del 18 dicembre, poi rinviate al 23 aprile prossimo a causa della continua escalation della tensione.
Pantic si era dimesso dalla polizia kosovara nelle scorse settimane unitamente a tutti gli altri poliziotti di etnia serba per protesta contro l'annuncio delle multe nella disputa sulle targhe automobilistiche. Disputa che era stata poi risolta con un accordo temporaneo fra Belgrado e Pristina con la mediazione Ue.
A dimettersi erano stati i rappresentanti serbi in tutte le altre istituzioni del Kosovo - parlamento, governo, tribunali, amministrazioni locali - cosa questa che ha provocato un vuoto non indifferente in tutti gli organi istituzionali e di governo kosovari. L'arresto di Pantic è avvenuto due giorni fa al valico di Jarinje, al confine fra Kosovo e Serbia, con l'accusa di collusione con attività terroristiche, assalto agli uffici elettorali nel nord del Kosovo e attacchi alla polizia kosovara.
Poche ore dopo la popolazione serba locale aveva avviato la protesta con blocchi stradali e barricate. L'avvocato difensore Srdjan Mitrovic ha annunciato ricorso contro la condanna di Pantic a trenta giorni di detenzione. Dura la reazione di Belgrado. Il capo dell'Ufficio governativo serbo per il Kosovo Petar Petkovic ha puntato il dito contro il governo di Pristina e l'arroganza del premier Albin Kurti che, ha detto, «condannano un uomo innocente solo perché ha un nome e cognome serbi».
Contro Pantic, ha aggiunto, non vi è alcuna prova, e l'ex agente è un ulteriore obiettivo della politica ostile di Kurti, che intende solo criminalizzare i serbi.