Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha fatto visita al campo profughi dopo gli scontri con l'esercito israeliano.
TEL AVIV - «Jenin è un'icona di lotta, di determinazione e di sfida»: lo ha affermato oggi, secondo la agenzia Wafa, il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen nel corso di una visita al campo profughi di quella città cisgiordana che all'inizio del mese è stata teatro di due giorni di scontri armati con l'esercito israeliano in cui 12 abitanti sono rimasti uccisi.
«Siamo venuti qua - ha proseguito Abu Mazen, che è tornato a Jenin dopo 12 anni di assenza - per seguire la ricostruzione del campo e della città, per farli tornare alle condizioni di prima e per migliorarli».
Facendo un apparente riferimento a frizioni con le fazioni islamiche, Abu Mazen ha insistito: «Siamo venuti qua per ribadire: siamo un'Autorità sola, uno Stato solo, una sola legge, una sola sicurezza. Taglieremo le mani a chi cercasse di manomettere la unità e la sicurezza del nostro popolo».
Abu Mazen è giunto da Ramallah a Jenin in elicottero. Ha deposto corone di fiori nel 'Cimitero dei martiri' e ha poi avuto un incontro con i responsabili alla sicurezza. Nelle settimane passate il governo israeliano aveva accusato l'Anp di aver perso di fatto il controllo di sicurezza sulla città e aveva chiesto un impegno più serrato in futuro.
L'arrivo di Abu Mazen è stato preceduto da un forte schieramento di forze di sicurezza palestinesi, anche perché dopo l'operazione dell'esercito israeliano gruppi di abitanti avevano contestato dirigenti politici di al-Fatah. Al termine della visita, durata alcune ore, Abu Mazen è rientrato a Ramallah in elicottero.