Ticino, Svizzera… è un problema di tutti: «Serve un accordo coatto»
«L’agenda la detta la crisi climatica, forse non tutti hanno capito quale sia realmente la situazione».
ROMA - Ondate di caldo che si alternano a bruschi cali delle temperature. E poi piogge torrenziali, spessissimo grandine, fiumi che tracimano. Il tutto condito da una serie lunghissima di “giornata più calda di sempre” o “mese più caldo di sempre”. La Svizzera non fa eccezione. Il nostro Cantone non fa eccezione. Come ovunque nel mondo gli effetti del cambiamento climatico si stanno facendo sentire. Per raccontare tutto ciò alcuni dicono: «Bizze del tempo». Altri invece ribattono: «Effetti del riscaldamento globale».
«Non mi pare ci siano dubbi. Si sta parlando della differenza tra tempo meteorologico e clima - è intervenuto Mario Tozzi, Primo Ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano (CNR), membro del consiglio scientifico del WWF, nonché apprezzato divulgatore scientifico - Il primo indica il complesso delle condizioni atmosferiche in un preciso momento e luogo. Il secondo è l’insieme di tutti i processi meteorologici in un periodo lunghissimo».
E i fenomeni estremi…
«Riguardano il clima. Sono una conseguenza della maggiore energia termica presente nell’atmosfera. Questa si trasforma in energia meccanica, facendo così aumentare l’intensità delle perturbazioni. E la loro frequenza».
Anche in zone solitamente poco “esposte”, negli ultimissimi anni l’aumento di eventi estremi sembra esponenziale. C’entra pure la capillare e a volte ingigantita copertura dei media?
«I media fanno il loro lavoro. Semplicemente, nella sua discesa, la palla sta rotolando sempre più velocemente. Non si sta parlando di una crescita lineare, non funziona così. Nelle dinamiche del clima si procede per ondate, per impulsi».
Nel libro “Un’ora e mezzo per salvare il mondo” lei suggerisce piccoli comportamenti che possono fare la differenza. Il comportamento del singolo però inciderebbe pochino…
«Certo, non sarebbe risolutore. Il comportamento ecologico ha però valore per noi stessi. E in più, per me vale sempre la favola del colibrì, impegnato a spegnere da solo l’incendio nella foresta mentre gli altri animali pensano a scappare. Davanti alle prese in giro del leone risponde: “Intanto faccio la mia parte”».
Stati Uniti, Giappone e Germania sono tra i Paesi che inquinano maggiormente al mondo (fonte COP27). Tra quelli orientali davanti a tutti ci sono Cina e India, cresciuti industrialmente seguendo l’esempio occidentale.
«Non sono un politologo, però andate a Nanchino e guardate quante auto con motore a combustione interna ci sono: quasi nessuna. La stragrande maggioranza si muove grazie alle batterie elettriche».
Questo anche per convenienza: la produzione è là.
«Ma è colpa nostra se, come occidentali, siamo dalla parte delle convenienze sbagliate? Abbiamo lucrato l’impensabile, per due secoli siamo stati monopolisti dei combustibili fossili. Se qualcuno ha capito prima e meglio come comportarsi la colpa è nostra. È inutile pensare di protestare».
Una delle prime preoccupazioni climatiche globali riguardò il buco nell’ozono.
«Che potrebbe chiudersi nei prossimi decenni. È un esempio perfetto di quello che un accordo globale potrebbe fare. Con il protocollo di Montreal del 1987 si impose la riduzione di produzione e consumo dei gas Clorofluorocarburi (CFC) e dal 2000 il buco si è sempre più ridotto. All’epoca di fu un accordo coatto, un’imposizione. È quello che servirebbe adesso per tentare di combattere il surriscaldamento globale».
Quanto tempo abbiamo per intervenire?
«Tempo? Non abbiamo tempo. Forse non tutti hanno capito quale sia realmente la situazione. Ci stiamo illudendo di essere davvero noi a dettare l’agenda, ma non è così. Il 2030, il 2050... l’agenda la detta la crisi climatica. Il momento dell’azione era... ieri».