Alla liberazione dei primi 150 prigionieri (in cambio di 50 ostaggi) potrebbe seguire una seconda tranche da ulteriori 150
TEL AVIV - Sono due le fasi - con vari passaggi - che regolano il rilascio dei palestinesi dalle carceri israeliane in cambio della liberazione degli ostaggi a Gaza. Lo prevede - secondo i media - l'accordo varato la notte scorsa dal governo.
Secondo i media, i palestinesi saranno rilasciati a condizione che gli ostaggi "viventi" - cittadini israeliani o residenti in Israele - siano liberati e rientrati in patria.
Le due fasi sono così composte: la prima riguarda la liberazione di 150 detenuti palestinesi e il ritorno di 50 ostaggi israeliani. Questa prima fase si compone di 4 passaggi per ogni giorno di tregua, con almeno 10 ostaggi rilasciati alla volta. «La prima fase durerà - è scritto nell'accordo - 4 giorni con il cessate il fuoco in atto».
Nella seconda fase, Israele potrà rilasciare «fino a» ulteriori 150 palestinesi, per un totale che potrebbe così arrivare a 300, se «fino ad» altri 50 ostaggi rientreranno in Israele. «Per ogni altro rilascio di 10 ostaggi - è scritto nel documento - ci sarà un'ulteriore pausa nei combattimenti di 24 ore».
Alla fine del cessate il fuoco, l'esercito riprenderà i combattimenti. L'accordo stabilisce tuttavia che il premier Netanyahu e il ministro della difesa Gallant possano estendere di alcuni giorni la tregua, se necessario.
Sulla lista dei 300 palestinesi candidabili per la liberazione, ogni cittadino israeliano, entro 24 ore, può fare appello alla Corte Suprema che deve decidere a stretto giro se accogliere o meno il ricorso.
L'accordo prevede inoltre il passaggio di almeno 300 camion di aiuti al giorno diretti a Gaza, compreso il carburante; il divieto per i palestinesi sfollati al sud di tornare al nord della Striscia e lo stop per 6 ore al giorno del sorvolo dei droni dello Stato ebraico.
Ancora non è chiaro quando scatterà il cessate il fuoco con il rilascio degli ostaggi e dei detenuti palestinesi che non dovrebbe avvenire prima di domani.