Nella giornata di oggi sono stati liberati i primi tredici ostaggi israeliani dopo quasi cinquanta giorni nelle mani di Hamas.
TEL AVIV - Sono liberi i primi 13 ostaggi israeliani, donne e bambini, dopo quasi 50 giorni trascorsi nei tunnel dei terroristi a Gaza. Assieme a loro sono stati rilasciati da Hamas anche undici stranieri, mentre Israele ha scarcerato 39 palestinesi.
La tregua, come da programma, è scattata stamattina alle 7 (le 6 in Svizzera) per consentire lo scambio di prigionieri. L'operazione sarà ripetuta fino a lunedì compreso per arrivare alla cifra finale di 50 ostaggi in cambio di 150 detenuti palestinesi che non si sono macchiati di omicidio, secondo la condizione posta da Israele alla fazione islamica. Non è escluso che il cessate il fuoco vada oltre i 4 giorni già concordati e che si arrivi al rilascio di 100 rapiti israeliani in cambio di 300 palestinesi.
Alle 16 in punto sono cominciate le operazioni per lo scambio precedute da una lunga preparazione che - sul versante di Gaza, dove dall'Egitto sono rientrati circa 80 palestinesi e 137 camion di aiuti umanitari - ha coinvolto la Croce Rossa. Hamas ha consegnato all'organizzazione internazionale gli ostaggi: 9 donne (per la maggior parte anziane), 3 bambine e un bambino, tutti del kibbutz di Nir Oz, uno dei più colpiti dalle razzie dei miliziani.
In quell'insediamento i rapiti sono stati 75, di cui 13 bambini. La lista dei rilasciati comprende Doron Katz Asher (34 anni), Aviv Asher (2), Raz Asher (4), Daneil Alloni (45), Emilia Alloni (6), Keren Monder (54), Ohad Monder (9), Ruthi Monder (78), Yaffa Aadar (85), Margalit Moses (77), Hanna Katzir (77), Adina Moshe (72) e Hanna Perri (79). In questa prima lista non c'è il nome di Avigail Idan, la bimba di 4 anni (compiuti proprio oggi) con doppia cittadinanza israelo-americana i cui genitori sono stati uccisi il 7 ottobre e di cui Washington ha fortemente auspicato la liberazione.
La consegna alla Croce Rossa da parte della fazione islamica è avvenuta a Khan Yunis, nel sud della Striscia, ed è lì che gli israeliani hanno ricevuto una prima visita medica dove non sono stati riscontrati particolari problemi. Da Khan Yunis il convoglio si è diretto verso il valico di Rafah, attraverso il quale è passato in territorio egiziano.
Lì gli ormai ex ostaggi sono stati presi in consegna dalle forze israeliane - a cominciare dallo Shin Bet, che ha verificato identità e condizioni fisiche -, quindi sono rientrati in territorio israeliano attraverso il valico commerciale di Kerem Shalom, come mostra un video diffuso dall'esercito, per essere portati nella base militare di Hatzarim, nel Negev. Elicotteri attrezzati con speciale cuffie per i più piccoli per attutire il rumore li hanno infine condotti negli ospedali predisposti, dove hanno finalmente riabbracciato le loro famiglie. Secondo le prime informazioni, le condizioni dei rapiti sono buone.
Gli israeliani non sono stati i soli ostaggi a essere liberati da Hamas. Insieme a loro - grazie alla mediazione egiziana in un accordo separato - sono stati rilasciati anche 10 thailandesi e un filippino che saranno assistiti in Israele.
«Abbiamo completato il rientro dei primi dei nostri ostaggi. Siamo impegnati a riportare tutti a casa, la guerra continua», ha commentato in serata il premier Benyamin Netanyahu.
Contemporaneamente al rilascio degli ostaggi, Israele ha liberato, come pattuito, i primi 39 palestinesi. Si tratta di 24 donne e 15 minorenni che hanno lasciato il carcere militare di Ofer, in Cisgiordania, a bordo di due autobus della Croce rossa, diretti verso due località: il posto di blocco di Bitunya (Ramallah), dove sono stati rilasciati i residenti in Cisgiordania; e il Comando centrale della polizia di Gerusalemme, per quanti vivono nella parte est della città.
A Gaza intanto alcuni sfollati palestinesi nel sud hanno tentato di rientrare al nord, contrariamente a quanto previsto dall'accordo tra le parti. L'esercito aveva ammonito a non intraprendere il viaggio sia con volantini in arabo sia con post sui social: nel tentativo di passare comunque, due palestinesi sono stati uccisi e altri 15 feriti dal fuoco israeliano.
Centinaia di palestinesi tornano nella Striscia
Nel tardo pomeriggio erano circa 260 i palestinesi che, rimasti bloccati in Egitto dall'inizio della guerra di Gaza, hanno deciso di fare ritorno nella Striscia, e il loro numero potrebbe aumentare nei prossimi giorni di tregua. Un piccolo numero tenuto conto che i palestinesi in Egitto sono circa 4 mila. Ma, a parte il ricongiungimento con le famiglie, il loro destino appare quanto mai incerto.
Si tratta, perlopiù, di persone che si trovavano in Egitto per motivi di studio, commercio, lavoro o cure mediche, o che stavano rientrando a casa di ritorno da altri Paesi. Quando i valichi tra Egitto e Gaza sono stati chiusi, il 7 ottobre, hanno dovuto restare oltreconfine. Il governatorato del Nord Sinai ha assegnato loro degli appartamenti nella città di al-Arish e lì hanno atteso, per quasi 50 giorni, il modo per poter tornare dai propri cari, alcuni rimasti nel frattempo senza casa a causa dei bombardamenti israeliani.
La loro partenza avviene - hanno sottolineato oggi le autorità egiziane - «su loro richiesta, secondo quanto previsto dall'accordo di cessate il fuoco».