La denuncia proviene dal direttore a interim dell'ospedale al Awda a Gaza. Intanto il bilancio della mattanza sale a 115 morti.
GAZA - Il direttore a interim dell'ospedale al-Awda di Jabalia (nella Striscia di Gaza), Mohammed Salha, afferma che circa l'80% dei feriti nella strage avvenuta durante la distribuzione di aiuti umanitari a Gaza portati nella sua struttura sanitaria presentavano lesioni d'arma da fuoco. Lo riporta la rete televisiva satellitare qatariota Al Jazeera.
Dei 176 feriti portati all'ospedale al-Awda, 142 avevano lesioni d'arma da fuoco mentre gli altri 34 mostravano ferite dovute a una fuga precipitosa, ha detto Salha specificando di non poter fornire informazioni sulla causa della morte delle vittime dell'accaduto perché i loro corpi sono stati trasportati in altre strutture.
Precedentemente anche il portavoce del segretario generale delle Nazioni unite Stephane Dujarric aveva detto che durante una visita all'ospedale al-Shifa un team dell'Onu «ha potuto confermare che molte delle persone in cura lì», vittime dell'attacco di giovedì vicino Gaza, «avevano ferite da arma da fuoco».
Il Ministero della sanità palestinese, gestito da Hamas, afferma che sono stati trovati altri tre cadaveri relativi alla strage, portando a 115 il totale delle vittime dell'accaduto. I feriti sono circa 760.
17 morti in raid su Deir Balah e Jabalia
L'agenzia di stampa palestinese Wafa indica che almeno 17 persone sono morte e altre decine rimaste ferite in bombardamenti israeliani avvenuti nelle ultime ore contro tre abitazioni a Deir al-Balah e a Jabalia, rispettivamente nel centro e nel nord della Striscia di Gaza.
Nella giornata di ieri decine di persone sono rimaste uccise nei raid di Israele sulla Striscia, sempre secondo Wafa. Il bilancio delle vittime nell'enclave palestinese dal 7 ottobre è di almeno 30'228 morti e 71'377 feriti, secondo il Ministero della sanità palestinese.
Onu: è anche una guerra contro donne
L'Ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment femminile (Un Women) definisce il conflitto nella Striscia di Gaza «anche una guerra contro le donne», stimando che circa 9000 siano state uccise nell'enclave palestinese dal 7 ottobre.
Con la guerra nella Striscia «che si avvicina ai suoi cinque mesi, le donne di Gaza continuano a subirne un impatto devastante»: anche se questo conflitto non risparmia nessuno - si legge in un comunicato dell'ente dell'Onu -, i dati di Un Women mostrano che uccide e ferisce le donne in modi senza precedenti.
L'ente dell'Onu elenca quindi «sette fatti che spiegano perché» questa «è anche una guerra contro le donne. Si stima che fino ad oggi siano state uccise dalle forze israeliane a Gaza circa 9000 donne: questa cifra è probabilmente sottostimata, poiché si pensa che molte più siano morte sotto le macerie. Ogni giorno che la guerra continua, al ritmo attuale una media di 63 donne continueranno a essere uccise. Si stima che ogni giorno vengano uccise 37 madri, lasciando le loro famiglie devastate e i loro figli con una protezione ridotta. Più di quattro donne su cinque (l'84%) riferiscono che la loro famiglia mangia metà o meno del cibo che consumavano prima dell'inizio della guerra, con madri e donne adulte che hanno il compito di procurarsi il cibo, ma mangiano per ultime e meno di tutti gli altri. Quattro donne su cinque a Gaza indicano che almeno uno dei loro familiari ha dovuto saltare i pasti durante la scorsa settimana: nel 95% dei casi sono le madri a restare senza cibo, saltando almeno un pasto per nutrire i propri figli. L'intera popolazione di Gaza si troverà ad affrontare entro poche settimane livelli acuti di insicurezza alimentare: quasi nove donne su dieci (l'87%) riferiscono di avere più difficoltà ad accedere al cibo rispetto agli uomini».