Dal «sollievo» per il passo indietro del presidente alla «grinta» del tycoon, fino alle speranze per la probabile candidata democratica
WASHINGTON - È un’estate storica quella che gli americani stanno vivendo. Joe Biden, il presidente in carica, la scorsa domenica ha rinunciato alla corsa per un secondo mandato alla Casa Bianca. A meno di un mese dalla convention democratica che inizierà il 19 agosto a Chicago, i democratici puntano ora a un altro candidato. Si tratta della vicepresidente Kamala Harris che in 24 ore è riuscita a ricompattare il partito intorno al suo nome, attraendo anche milioni di finanziamenti. La numero due dell’amministrazione ha già in tasca i voti dei delegati necessari ad aggiudicarsi la nomination. Intanto, però, la scelta di Biden ha provocato forti reazioni in tutta la nazione. Anche nella capitale, Washington DC, che si prepara a una intensa stagione elettorale.
«Devo confessare di aver accolto questa decisione con un senso di sollievo», ci dice Zaina, afroamericana che incontriamo nel quartiere di Georgetown. La giovane ci spiega le sue preoccupazioni, simili a quelle di tanti altri americani, scaturite dopo aver assistito al disastroso dibattito del 27 giugno, che ha contemplato il confronto tra Joe Biden e lo sfidante repubblicano Donald Trump. «Osservando il presidente, è inevitabile pensare che la sua età rappresenti un problema di rilievo» continua. Zaina aggiunge di essere particolarmente entusiasta per la scelta caduta sulla vicepresidente. «Credo che sia un importante segnale per le americane». Se il 5 novembre dovesse essere eletta, Kamala Harris diventerebbe la prima donna a sedere alla scrivania dello Studio Ovale. «Una vittoria per tutte noi», conclude la ragazza.
Anche Homayoun, immigrato iraniano residente a Washington, ritiene giusta la decisione presa da Biden. «I problemi fisici del presidente erano sotto gli occhi di tutti. Lo sapevamo bene ancora prima del dibattito e del confronto con Trump», dice. «Credo che sia tempo di fare spazio a una nuova generazione di politici».
Per Drew, impiegato in una caffetteria cittadina, quello del presidente Biden è stato un passo indietro arrivato troppo tardi. «Avrebbe dovuto farlo mesi addietro» ci dice. «Penso che voterò per Donald Trump, soprattutto dopo aver visto l’impeto e l’energia con cui ha affrontato il tentato assassinio dello scorso 13 luglio in Pennsylvania», spiega commentando la sua scelta di campo. «Ritengo che Trump abbia la grinta giusta per guidare gli Stati Uniti». Drew, poi, aggiunge la necessità di un presidente che abbia il pugno duro contro l’immigrazione clandestina. «Stiamo assistendo a una vera e propria invasione ai confini. È tempo di porre fine a questa crisi».
Di tutt’altro avviso è invece Michael, addetto alla sicurezza di una banca locale. «Credo che tutti coloro che hanno a cuore la democrazia abbiano oggi il dovere di stringersi intorno alla candidata Kamala Harris. Non possiamo permetterci altri quattro anni di Trump, sarebbe un disastro per tutto il Paese», tuona. «Ricordate i procedimenti giudiziari a suo carico, ma anche la retorica al vetriolo – dice – che ha provocato l’assalto al campidoglio del 6 gennaio 2021. Io non lo dimentico».