Pechino si oppone fermamente alla vendita di armi da parte degli Stati Uniti
PECHINO - La Cina ha duramente criticato l'ultima vendita di armi da 2 miliardi di dollari degli Stati Uniti a Taiwan, comprensiva di sistemi missilistici terra-aria avanzati e di apparecchiature radar, affermando che «l'indipendenza» dell'isola e la pace nello Stretto «non possono coesistere» e le mosse Usa aumentano i pericoli e rendono l'area «a rischio di conflitto».
Zhu Fenglian, portavoce dell'Ufficio per gli Affari di Taiwan del governo centrale, ha affermato, in merito all'annuncio fatto la scorsa settimana dal Pentagono, che Pechino si «oppone con fermezza alla vendita di armi degli Stati Uniti alla regione cinese di Taiwan, una posizione coerente e chiara». In una nota diffusa domenica, Zhu ha condannato l'accordo «come una violazione degli impegni degli Stati Uniti», ignorando le precedenti rassicurazioni dei leader americani contro il sostegno all'indipendenza di Taiwan e alimentando, al contrario, «azioni sconsiderate» da parte di gruppi separatisti che mettono a rischio la stabilità nella regione.
La portavoce ha esortato gli Usa ad aderire alla politica della 'Unica Cina' e ai tre comunicati congiunti sinoamericani, tra cui uno che include l'impegno a non vendere armi, invitando Washington a fermare le pratiche militari con Taiwan e ad astenersi dall'inviare «segnali sbagliatix alle fazioni pro-indipendenza.
Sotto la leadership del presidente William Lai, Taiwan ha tentato di «cercare l'indipendenza affidandosi agli Usa» e «cercare l'indipendenza con mezzi militari, aumenta le tensioni tra le due sponde dello Stretto». Zhu ha inoltre avvertito che «acquistare armi non significa sicurezza: renderà solo Taiwan un posto più pericoloso a rischio di conflitto». L'obiettivo di riunificazione della Cina rimane saldo, ha rincarato la portavoce, secondo cui «gli sforzi separatisti non scoraggeranno la determinazione di Pechino ad affrontare la questione di Taiwan».