Una dichiarazione di emergenza nazionale potrebbe essere già dichiarata nel primo giorno della presidenza Trump
WASHINGTON - Emettere nel primo giorno di insediamento una dichiarazione di emergenza nazionale, che potrebbe consentire di utilizzare fondi del Pentagono (anche per il muro al confine col Messico), strutture militari per la detenzione e aerei militari per le espulsioni: è l'ipotesi che i consiglieri di Donald Trump stanno valutando per realizzare la «più grande deportazione di massa» di clandestini nella storia Usa promessa dal tycoon.
Lo scrive il Wall Street Journal. La futura amministrazione starebbe anche valutando modi per incoraggiare gli immigrati ad andarsene volontariamente, forse rinunciando a un divieto di 10 anni per il rientro.
Tra i cambiamenti all'esame la revoca di una politica dell'amministrazione Biden che ordina all'Immigration and Customs Enforcement di non perseguire gli immigrati entrati illegalmente nel Paese che non hanno commesso altri reati e apportare modifiche al sistema giudiziario dell'immigrazione per accelerare i procedimenti. Gli alleati di Trump hanno affermato che stanno pianificando di concentrarsi prima sugli immigrati illegali che hanno ricevuto ordini definitivi di espulsione da un tribunale dell'immigrazione, circa 1,3 milioni, così come su quelli con altre condanne o accuse penali.
Una recente stima dell'American Immigration Council ha previsto che le deportazioni di massa dell'attuale numero di immigrati clandestini negli Stati Uniti (11 milioni di persone secondo una stima governativa nel 2022, 20 milioni secondo Trump) potrebbero costare 968 miliardi di dollari in più di un decennio. Ma recentemente il tycoon ha detto che «non c'è un prezzo» per questa operazione.
Trump non ha ancora deciso chi nominare nella sua nuova amministrazione, ma Tom Homan, direttore ad interim dell'Immigration and Customs Enforcement durante il primo mandato del tycoon, e Stephen Miller, l'architetto del 'muslim ban' nel 2016, probabilmente svolgeranno ruoli importanti, secondo il Wsj.