Gli esclusi dalla processione hanno reagito attaccando gli agenti con bastoni, sassi e bottiglie.
A Casa Rosada si sono riuniti i familiari dell'ex calciatore, ma alla sua ex compagna è stato negato l'ingresso.
BUENOS AIRES - Ci sarà un prima ed un dopo Diego Armando Maradona. Se ne è reso conto oggi il fiume di uomini, donne e bambini che a Buenos Aires ha atteso per ore, molti per tutta la notte, di poter entrare nella storica Casa Rosada per rendere l'estremo omaggio a colui che ha sublimato l'Argentina nel mondo.
Una maestosa processione laica, a tratti caotica, iniziata alle 6 del mattino e continuata per tutto il giorno, segnata dalle lacrime e dal dolore ma anche da incidenti e scontri nel pomeriggio, quando la famiglia ha insistito per confermare la chiusura della camera ardente alle 16.30 nonostante le migliaia di persone che da ore aspettavano di avanzare. La polizia ha tagliato la fila all'altezza di Avenida 9 de Julio e Avenida de Mayo, scatenando l'ira di quanti si sono sentiti esclusi e hanno reagito attaccando gli agenti con bastoni, sassi e bottiglie, e rovesciando le barriere metalliche. Le forze dell'ordine hanno risposto con idranti, sfollagente e fucili con proiettili di gomma. Lacrimogeni sono stati lanciati anche vicino alla Casa Rosada, e a quel punto i familiari hanno accettato di tenere aperto fino alle 19. Stesse scene di caos si sono ripetute in serata, quando il feretro è stato precipitosamente spostato dopo che un gruppo di persone ha fatto irruzione nel cortile del palazzo presidenziale e gli agenti hanno dovuto di nuovo usare la forza per evacuare l'edificio.
Lutto nazionale - Nessuno da queste parti ha dubitato che all'eroe spettasse un tributo di Stato, con tre giorni di lutto nazionale decretati dal presidente Alberto Fernández che ha messo a disposizione il palazzo che si affaccia sulla Plaza de Mayo per la camera ardente. L'Argentina tutta e la capitale in particolare hanno passato una nottata insonne di fronte all'enormità del dolore causato dalla morte di Diego. Dopo l'autopsia fatta ieri sera, che ha confermato il decesso per crisi cardiaca, i suoi resti sono stati trasferiti in nottata nell'edificio presidenziale.
Negato l'ingresso all'ultima compagna - Prima dell'alba attorno alle spoglie del Diez si sono raccolti i membri della famiglia: l'ex moglie Claudia Villafane, le figlie Dalma e Giannina, un'altra figlia, Jana, l'ex fidanzata Veronica Ojeda con il figlio Dieguito Fernando, l'amico Guillermo Coppola e vari calciatori del Boca e della nazionale. Radio e tv hanno presidiato l'ingresso alla Casa Rosada sulla calle Balcarce n.50 dove si sono avvicinate personalità note e meno note, e dove alcune persone un tempo vicine a Maradona, come l'ultima compagna Rocio Oliva, si sono viste negare fra le lacrime l'ingresso dal 'no' dei famigliari.
La "sfilata" - Poi il popolo di Diego ha cominciato a fluire all'interno, sfilando davanti al feretro coperto con la bandiera argentina e le magliette dell'Albiceleste, del Boca Juniors, dell'Argentinos Juniors e del Napoli, lanciando baci, levando il pugno chiuso, deponendo fiori, bandiere, magliette e bigliettini con messaggi. Su alcuni degli striscioni lasciati sul posto si leggeva 'Diego, se tu stai bene stiamo bene anche noi', 'So che oggi ti sei finalmente riunito con Dio', oppure 'Pelusa, in Argentina non ci sono squadre di calcio, c'è solo Maradona!'.
A fine mattinata è arrivato il capo dello Stato. Accompagnato dal premier Santiago Cafiero e dalla first lady Fabiola Yanez, ha deposto sul feretro la camiseta dell'Argentinos Juniors, con il n.10 e un 'panuelo' (fazzoletto) usato dalle Madri di Plaza de Mayo. Prima di ritirarsi, ha salutato i familiari di Maradona e l'ex calciatore del River, Enzo Francescoli.
In serata il trasferimento del feretro nel cimitero Jardin di Bella Vista, a 35 chilometri da Buenos Aires, dove Maradona riposerà per sempre accanto ai suoi amati genitori.