Mentre sull'isola la situazione si fa sempre più delicata, la Casa Bianca tentenna (e un motivo c'è)
PORT-AU-PRINCE - Il governo di Haiti ha richiesto il sostegno militare degli Stati Uniti per proteggere «le infrastrutture chiave», in seguito all'assassinio del presidente Jovenel Moise avvenuto questa settimana e in attesa delle elezioni che dovranno tenersi a breve.
I marines, scrive il New York Times, dovrebbero proteggere gli aeroporti e altri siti d'importanza strategica, come quelli riservati allo stoccaggio di idrocarburi.
All'appello, gli States hanno risposto in maniera interlocutoria: confermando l'invio di una squadra dell'FBI per le indagini riguardanti l'assassinio, ma rimanendo in silenzio - per ora - su un ipotetico invio militare.
Nel drappello di uomini responsabile dell'attentato, lo ricordiamo, ci sono anche 2 cittadini haitiano-americani. Con loro 26 mercenari colombiani, 9 dei quali hanno perso la vita durante il confronto a fuoco con le forze di sicurezza.
«Forniremo il nostro supporto, in termini di uomini e di aiuti finanziari», ha spiegato la portavoce della Casa Bianca. Il tentennamento americano è comprensibile, visto il controverso esito di molte delle missioni Usa sull'isola, nel corso dell'ultimo secolo.
L'ultimo, avvenuto nel 1994 in risposta di un colpo di Stato, aveva portato a uno stazionamento più che ventennale (fino al 2017) a fianco dei Caschi Blu dell'Onu. Al corpo straniero erano poi state mosse accuse di ripetute violazioni dei diritti umani così come la presunta responsabilità di un'epidemia di colera che aveva decimato la popolazione civile.