Proteste in tutto il Paese, ad Almaty è stato assaltato l'ufficio del sindaco
ALMATY - Sono ore di grande caos in Kazakistan, dove il rincaro del prezzo della benzina - con cifre raddoppiate in poche ore - ha scatenato la rabbia della popolazione.
La ex repubblica sovietica è scossa da manifestazioni anche violente che hanno avuto origine nella città di Zhanaozen, nella parte sud-occidentale del paese. Presto i disordini sono arrivati nella ex capitale Almaty, dove la sede del Municipio è stata cinta d'assedio e poi assaltata, secondo le immagini e le informazioni che filtrano dai social e dagli inviati delle agenzie di stampa.
La polizia era intervenuta con granate stordenti, ma senza riuscire a frenare l'impeto della folla, che conterebbe alcune migliaia di persone secondo l'agenzia russa Interfax. Una volta all'interno dell'edificio, i manifestanti avrebbero dato alle fiamme l'ufficio del sindaco. Alcuni di essi si sarebbero impossessati di manganelli e scudi sottratti alla polizia.
Sono quasi 200 i feriti ricoverati negli ospedali, alcuni dei quali in gravi condizioni. Molti di essi sono poliziotti. Si segnalano alcune defezioni tra gli agenti nella città nord-occidentale di Aktobe: ci sarebbero stati dei rifIuti nell'arrestare i dimostranti da parte di esponenti delle forze dell'ordine che avrebbero detto di condividere il loro disagio. Si manifesta anche nell'attuale capitale Nur-Sultan.
Come ha reagito il governo? Proclamando lo stato di emergenza ad Almaty e nella regione di Mangyustan. ll governo ha rassegnato le dimissioni e il premier ad interim è il già vice Alikhan Smailov. Il presidente Kassym-Jomart Tokajev, al potere dal 2019, ha dato la colpa della situazione attuale al ministero dell’Energia e alle grandi compagnie energetiche statali kazake, KazMunayGaz e Qazaqgaz. Nel tentativo di frenare le manifestazioni Tokajev ha ordinato di ristabilire il controllo sui prezzi del carburante e sui beni di prima necessità.