Kim Jong-un ha formalmente dichiarato che le esercitazioni effettuate volevano «simulare una guerra vera e propria»
PYONGYANG - Non solo test. Tra il 25 settembre e il 9 ottobre, la Corea del Nord ha lanciato numerosi missili, alcuni dei quali hanno destato grande preoccupazione a livello internazionale. Ora Pyongyang afferma apertamente che le esercitazioni servivano a simulare attacchi veri e propri a porti principali, aeroporti e strutture di comando militare «nemiche», «della Corea del Sud».
Le esercitazioni congiunte avvenute nel mese di settembre tra la Corea del Sud e gli Stati Uniti hanno lasciato l'amaro in bocca a Kim Jong-un, che nelle settimane successive ha intensificato i test missilistici - già numerosi durante tutto l'arco del 2022. Nel giro di due settimane, ha fatto effettuare al suo esercito sette lanci, l'ultimo solo ieri. Lo scopo è stato chiarito oggi, in un aggiornamento stampa fornito dalla Korean Central News Agency.
Partendo dal fatto che secondo Pyongyang «il cosiddetto capo militare sudcoreano si è lasciato andare a commenti irragionevoli e provocatori come l'"esistenza" della nostra potenza, rivelando apertamente la sua volontà di scontro», la Commissione militare centrale del Partito dei lavoratori della Corea si è riunito per discutere la situazione politico-militare.
Questa ha deciso di organizzare «la simulazione di una guerra vera e propria a diversi livelli, al fine di verificare e migliorare l'affidabilità e la potenza di combattimento del nostro deterrente bellico statale e inviare un forte avvertimento di reazione militare ai nemici». Nel comunicato è stato inoltre sottolineato che «anche se il nemico continua a parlare di dialogo e negoziati, noi non abbiamo nulla di cui parlare e non sentiamo assolutamente di doverlo fare».
Risposte - Allo stato attuale la Corea del Sud non ha ancora dato una risposta a quanto affermato da Pyongyang.
Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha invece affermato ai microfoni di Reuters che «questa serie di lanci di missili balistici e tutti questi atti provocatori sono una chiara violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e sono assolutamente inaccettabili».