A pochi giorni dalla conferenza, ecco una panoramica degli eventi climatici più gravi di questo 2022
SHARM EL SHEIK - Tra fuoco, acqua e fame estrema il 2022 potrebbe essere, nel contesto dei cambiamenti climatici indotti dall'uomo, uno dei peggiori anni di sempre. Domenica avrà inizio la 27esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che, in barba alle centinaia di morti degli ultimi mesi, ha scelto come sponsor un'azienda che negli ultimi anni ha aumentato il suo consumo di plastica vergine. Ma andiamo con ordine. Ecco una breve panoramica dei disastri più sentiti del 2022.
L'uragano Ian
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ne ha parlato come il disastro che ha ricordato a tutti che nessuno è immune ai cambiamenti climatici.
Formatosi il 23 settembre, l'Uragano Ian ha impattato prima con Cuba e poi con la Florida, soffiando un vento omicida fino in Nord Carolina. La tempesta, stando agli ultimi aggiornamenti forniti dalla Florida Medical Examiners Commission, ha provocato solo in Florida la morte di almeno 130 persone. Sommando i decessi avvenuti in altri Stati colpiti e a Cuba, le persone che hanno perso la vita a causa di Ian sfiorano le 160. A livello economico-strutturale si parla di più di 50 miliardi di dollari di danni.
Pakistan sott'acqua
Il 14 giugno delle piogge monsoniche si sono abbattute sul Pakistan e in poco meno di due mesi un terzo del Paese si è ritrovato sott'acqua. Stando ai dati forniti da Unicef 33 milioni di persone, di cui 16 milioni di bambini, sono state toccate dal disastro naturale e più di 2mila hanno perso la vita nelle inondazioni e nelle frane causate dalle forti e copiose precipitazioni.
Sempre l'Ufficio delle Nazioni Unite dedicato ai bambini scrive in un rapporto: «Quando le inondazioni si sono ritirate, la crisi è diventata un'importante questione di sopravvivenza per i bambini. Fragili, affamati, stanno combattendo una battaglia persa contro grave malnutrizione acuta, diarrea, malaria, febbre dengue, tifo, infezioni respiratorie acute e dolorose condizioni della pelle».
Fame estrema in Somalia
In un reportage del 6 ottobre, una giornalista dell'Associated Press scriveva: «La Somalia è un Paese che può considerarsi al capolinea». Il Paese è toccato da una grave siccità da ormai due anni e qualche settimana fa era trapelata la notizia che nel giro di poco tempo sarebbe stato dichiarato lo stato di carestia, ma al momento tutto ancora tace.
Parlare di numeri è difficile in quanto è al momento impossibile fare un bilancio dei morti. Ma l'organizzazione Oxfam stima che in Kenya, Somalia ed Etiopia il tasso di persone che muoiono di fame è aumentato dallo scorso maggio. La stima è di un decesso ogni 48 secondi, ossia 1'800 morti al giorno.
Il ghiacciaio che crolla
È un episodio che ha portato anche la Svizzera a porsi molte domande sulla sicurezza dei ghiacciai e che, data la vicinanza fisica dell'evento, è stato molto sentito anche alle nostre latitudini.
Il 3 luglio scorso undici persone hanno perso la vita sul ghiacciaio della Marmolada a causa del distacco di un seracco. Secondo WWf Italia si è trattato di una «tragedia annunciata. Quanto accaduto corrisponde agli scenari e agli avvertimenti che climatologi e glaciologi diffondono da anni».
Pioggia che uccide
È un disastro che si sta verificando in queste ore. Il ciclone Nalgae sta mettendo la popolazione delle Filippine a dura prova. Stando all'ultimo bilancio fornito dalle autorità, nel giro di pochi giorni sono decedute più di 150 persone e quasi 130 sono rimaste ferite a causa di inondazioni e frane.
In 24 ore sono caduti tra i 200 e i 300 millimetri di pioggia che corrispondono a sei volte tanto la media di ottobre. Più di 2 milioni di persone sono state toccate dalla tempesta e in un primo bilancio dei danni alle strutture le autorità parlano di una cifra che si aggira intorno ai 90 milioni di dollari.
... ma la Cop27 sta con Coca-Cola
E arriviamo così alla Cop27. Il fatto che la conferenza abbia scelto Coca-Cola come sponsor ha già fatto molto discutere il milieu degli attivisti, soprattutto in fatto di credibilità.
L'azienda della bevanda gassata ha preso posizione spiegando che la sponsorship simboleggia il suo impegno nel ridurre le emissioni e ripulire gli oceani dalla plastica. Peccato che, stando a quanto denunciato sulle colonne del Financial Times dalla Fondazione Ellen MacArthur, Coca-Cola abbia aumentato il suo uso di plastica vergine e quindi non riciclata - dal 2019 a oggi - del 3,5%.