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SUDANLa lunga notte degli italiani in fuga da Khartum

23.04.23 - 20:18
Si dovrebbe concludere nelle prossime ore la pericolosissima missione di salvataggio di circa 200 persone
KEYSTONE/AP/Abdullah Moneim / STR (Abdullah Moneim)
Fonte Rodolfo Calò, ANSA
La lunga notte degli italiani in fuga da Khartum
Si dovrebbe concludere nelle prossime ore la pericolosissima missione di salvataggio di circa 200 persone

KHARTUM - In un teatro di caotica e sanguinosa guerra combattuta nel cuore di una metropoli da cinque milioni di abitanti, l'Italia ha avviato nel pomeriggio una pericolosissima missione di salvataggio di quasi 150 italiani nonché di alcuni cittadini elvetici intrappolati a Khartoum con l'obbiettivo di completarla in nottata. Operazioni simili sono state condotte anche da altri Paesi che stanno mettendo in salvo i propri cittadini dal conflitto che da nove giorni contrappone esercito a paramilitari per il controllo del Sudan al prezzo di centinaia di morti e migliaia di feriti.

«Lavoriamo per garantire che entro la nottata tutti gli italiani che vogliono partire siano messi in sicurezza», ha fatto sapere il ministro degli Esteri Antonio Tajani, precisando che si tratta di 140 persone cui si aggiungono alcuni svizzeri, dei dipendenti della Nunziatura apostolica e una ventina di cittadini europei per un totale di circa 200 civili. I paramilitari sudanesi, in serata, hanno annunciato la partenza di 41 italiani e di un imprecisato numero di personale dell'ambasciata, ascrivendosene il merito.

Il punto di raccolta per tutti è stata l'ambasciata d'Italia, pienamente operativa, ha precisato Tajani, riferendosi alla missione diplomatica guidata dall'ambasciatore Michele Tommasi e insediata in un'area dove ancora sabato venivano segnalati almeno otto dei 24 fronti di scontro fra le due fazioni. Anche per questo a bordo di due C-130 dell'aeronautica militare decollati alle 13.55 ora svizzera da Gibuti alla volta di Khartum c'erano uomini delle forze speciali dell'esercito italiano e dei carabinieri coordinati dal comando operativo di vertice interforze. «La sicurezza degli aeroporti è assicurata dai fucilieri dell'aria dell'aeronautica militare», ha spiegato il ministro della Difesa, Guido Crosetto.

L'aeroporto di Khartoum è sotto controllo dei «lealisti, quindi del governo», ha detto ancora Tajani riferendosi all'esercito guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, di fatto presidente del Paese, assicurando di aver avuto le autorizzazioni per far atterrare gli aerei italiani e che «non dovrebbero esserci problemi». Il capo della Farnesina ha riferito di aver ricevuto garanzie di sicurezza anche dai paramilitari, assicurazione poi confermata dal loro leader, Mohamed Hamdan Dagalo. Restano comunque ore di tensione in quanto, come ha avvertito Crosetto, «la preoccupante situazione a Khartoum cambia in continuazione».

«Stiamo evacuando tutti i cittadini italiani che hanno chiesto di lasciare il Sudan, e questo grazie alla collaborazione tra il ministero degli Esteri, della Difesa e l'intelligence, e anche grazie ai colloqui che abbiamo avuto con i leader delle due fazioni contrapposte. Il presidente del consiglio è costantemente informato e contiamo, se le cose andranno per il verso giusto, di avere i nostri connazionali domani in Italia» ha confermato Tajani in un aggiornamento al Tg1 e al Tg2 della Rai.

Un C-130 italiano è ripartito da Khartum alla volta di Gibuti con la maggior parte degli italiani evacuati dal Sudan e alcuni cittadini stranieri. Lo apprende l'ANSA da fonti informate. Rimane un piccolo gruppo ancora in aeroporto per un secondo aereo italiano o europeo.

Le altre evacuazioni - Lo scenario è talmente critico che gli Usa hanno dovuto chiudere la propria ambasciata ed evacuare il personale diplomatico con un aereo militare, come annunciato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden. L'avvenuta evacuazione del personale della propria ambasciata è stata annunciata anche dal Regno Unito.

Quasi cento persone sono state evacuate pure dalla Francia, che conta di portarne in salvo altre cento. In un'operazione poi abortita, un francese è stato ferito da un cecchino dei paramilitari, almeno secondo la versione fornita dall'esercito sudanese. Ferito in un altro frangente anche un dipendente dell'ambasciata d'Egitto, Paese a rischio di coinvolgimento nel conflitto. Pure Germania, Belgio e Olanda hanno annunciato l'inizio delle operazioni di evacuazione di loro cittadini dal Sudan dopo che sabato l'Arabia Saudita era già riuscita a rimpatriarne 91.

A Khartum inoltre sono stati visti incolonnarsi alla volta di Port Said decine di veicoli bianchi delle Nazioni Unite e molti autobus nonostante la tregua umanitaria di tre giorni annunciata venerdì sia stata violata anche nelle ultime ore fra l'altro con raid aerei delle Forze armate che, secondo i paramilitari, hanno causato «decine di morti e feriti». Appare quindi sempre più incompleto il più recente e attendibile bilancio di sangue, quello annunciato dall'Oms venerdì scorso, che indicava almeno 413 morti, tra cui nove bambini, e 3.551 feriti.

«Sollevato dal fatto che il personale della rappresentanza Ue in Sudan sia stato evacuato in sicurezza dal Sudan. Grazie al ministero degli Esteri e della Difesa francesi per aver reso possibile tutto questo, con l'aiuto di Gibuti. L'ambasciatore dell'Ue continua il suo lavoro dal Sudan. Restiamo impegnati a far tacere le armi e ad aiutare tutti i civili che sono rimasti indietro». Lo scrive in un tweet l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell.

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