La giornata del 30 agosto viene dedicata alle vittime di questa pratica «spesso usata per diffondere il terrore»
BRUXELLES - «Le sparizioni forzate rappresentano una grave violazione dei diritti umani, spesso utilizzata per diffondere il terrore» Lo dichiara il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che nella Giornata internazionale per le vittime delle sparizioni forzate invita «i Paesi a contribuire a porre fine a questo crimine atroce».
Questa strategia del terrore, secondo l'Onu, praticata in passato dalle dittature militari «ora è perpetrata in complesse situazioni di conflitto interno, in particolare come mezzo di repressione degli oppositori politici». Si tratta di costanti vessazioni nei confronti dei difensori dei diritti umani, dei parenti delle vittime, dei testimoni e degli avvocati in relazione a casi di sparizione forzata.
Secondo l'Onu, centinaia di migliaia di persone sono scomparse durante conflitti o periodi di repressione in almeno 85 Paesi in tutto il mondo. Il sentimento di insicurezza derivante da questa pratica colpisce non solo i parenti della persona scomparsa, ma anche la loro comunità e la società nel suo complesso. «Una scomparsa - sottolinea l'Onu - ha un effetto doppiamente agghiacciante: per le vittime che sono spesso torturate e la cui vita è costantemente minacciata, e per i familiari che, ignari della sorte dei loro cari, passano dalla speranza alla disperazione, nell'attesa a volte per anni, di notizie che potrebbero non ricevere mai».
Le vittime, sottratte alla protezione della legge e scomparse dalla società, sono di fatto private di tutti i loro diritti e alla mercé dei loro rapitori. «Anche nei casi in cui la morte non è l'esito finale e la vittima alla fine sfugge all'incubo, il trauma fisico e psicologico derivante da questa forma di disumanizzazione, così come la brutalità e la tortura che troppo spesso lo accompagnano, lasciano segni duraturi», conclude l'Onu.