«È solo un'interferenza elettorale», ha detto il tycoon prima di entrare in aula a New York.
WASHINGTON - «Non c'è alcun caso, non c'è alcun crimine... è solo un'interferenza elettorale per tentare di fermarmi perché sono avanti nei sondaggi»: così Donald Trump prima di entrare in aula per un'udienza del caso Stormy Daniels.
«E' una cosa da terzo mondo, da repubblica delle banane», ha proseguito, sostenendo poi che le autorità dovrebbero occuparsi di una città «sempre più sporca e violenta» anziché di lui. Il tycoon ha evocato anche la questione migranti accusando Joe Biden.
Trump è accusato di aver pagato illegalmente la pornostar Stormy Daniels e l'ex coniglietta di Playboy Karen McDougal perché non rivelassero durante la sua precedente campagna elettorale le relazioni che aveva avuto con loro. Il giudice Juan Merchan ha deciso di mantenere il calendario del processo, il cui inizio è fissato per il 25 marzo. Sarà quindi il primo processo penale che Trump dovrà affrontare durante la campagna elettorale, anche se viene ritenuto il meno rischioso dei quattro pendenti, sia politicamente che in termini di potenziale condanna in carcere (rara per un incensurato per la falsificazione di documenti contabili).
Ma nel caso fosse ritenuto colpevole e venisse eletto presidente, Donald Trump non potrà concedersi la grazia, trattandosi di reati statali. Lo stesso vale per il processo in Georgia, dove il giudice di Atlanta deve decidere oggi se squalificare la procuratrice Fani Willis per la sua relazione clandestina e i possibili conflitti di interesse con Nathan Wade, il collega che ha ingaggiato per istruire l'inchiesta sui tentativi di Donald Trump di ribaltare il voto in Georgia.
Wade avrebbe utilizzato parte dei lauti compensi ricevuti per pagare viaggi di coppia con lei, secondo uno dei co-imputati del tycoon, che si è unito all'istanza di rimuovere la procuratrice sperando nel rinvio o nell'annullamento del processo.