Il tycoon è stato multato nel corso del processo sul caso Stormy Daniels, che è entrato in una settimana cruciale
NEW YORK - Il processo contro Donald Trump per i pagamenti alla porno star Stormy Daniels, nell'ambito di un piano più complesso per tenere informazioni compromettenti lontane dalla campagna e quindi vincere le elezioni nel 2016, è entrato in una settimana cruciale. Alla ripresa delle udienze il tycoon si è subito visto piombare sul capo una multa da 9000 dollari, per aver violato ripetutamente nei comizi e sui post l'ordine del silenzio, e l'avvertimento che alla prossima infrazione rischia la galera. Ma è stata anche la giornata delle testimonianze di due personaggi chiave: l'avvocato di Daniels e della coniglietta di Playboy Karen McDougal e il banchiere che ha aiutato il faccendiere del tycoon ad effettuare i pagamenti.
«Sono profondamente consapevole e garante dei diritti che il primo emendamento assicura all'imputato», ha affermato il giudice Juan Merchan. Tuttavia, «non tollererò più violazioni dei miei ordini», ha precisato avvertendo di essere pronto a «imporre una pena detentiva» se Trump non smetterà di commentare a sproposito il processo. Il giudice si è anche lamentato di non poter, per legge, stabilire una multa «più consona alle finanze» dell'ex presidente, e quindi più alta, limitandosi dunque a stabilire una cifra di 1000 per ciascuna delle violazioni più eclatanti, nonostante non ci sia dubbio alcuno che in questi mesi Trump abbia violato il silenzio più di nove volte. Detto questo Merchan ha concesso al tycoon l'autorizzazione a partecipare alla cerimonia del diploma del figlio Barron il prossimo 17 maggio.
Quanto alle testimonianze, se la settimana scorsa è stata dominata dall'ex editore del National Enquirer David Pecker, questa volta la scena è tutta per Gary Farro, ex direttore dell'ormai defunta First Republic Bank di New York, che nell'ottobre del 2016 aprì un conto a nome di Cohen per pagare l'attrice hard due settimane prima dell'election day. «Se la banca avesse saputo che Cohen agiva per qualcun altro, ci sarebbero state più pratiche burocratiche da sbrigare», ha dichiarato Farro. «Se un cliente mi avesse detto che si trattava di una società di comodo, non avrei mai autorizzato l'apertura del conto», ha aggiunto rivelando che il faccendiere di Trump «era un cliente difficile perché era sempre di fretta». «Il novanta per cento delle volte che veniva ci diceva che era una questione urgente», ha sottolineato.
L'altro testimone chiave alla sbarra è stato Keith Davidson, l'avvocato di Daniels e McDougal, che ha aiutato entrambe a gestire i rapporti con i media e nel 2018 ha rivelato di aver avuto diversi colloqui con Cohen. Il legale ha iniziato raccontando che la coniglietta di Playboy gli aveva confessato di aver avuto una «relazione romantica» con il tycoon e poi ha confermato la testimonianza di Pecker che il National Enquirer pagò per acquistare e «uccidere» la storia dell'affaire. Fu proprio Davidson, con un messaggio il 7 giugno 2016, a contattare l'allora direttore del tabloid, Dylan Howard. «Ho una storia blockbuster su Trump», scrisse il legale di McDougal che aveva contattato anche la Abc. E il direttore rispose: «Ti posso pagare più di chiunque altro per averla. Sai perché...».