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RUSSIA Putin dà il bentornato a Krasikov: «È un nostro agente»

02.08.24 - 21:11
L'ex agente dell'Fsb faceva parte dell'accordo di scambio con gli Stati Uniti.
IMAGO
Fonte Ats ans
Putin dà il bentornato a Krasikov: «È un nostro agente»
L'ex agente dell'Fsb faceva parte dell'accordo di scambio con gli Stati Uniti.

MOSCA - «Vadim Krasikov è un agente dell'Fsb». Dopo anni di silenzio, e soprattutto dopo che è tornato in Russia accolto tra gli onori da Putin, il Cremlino ha confermato ufficialmente le conclusioni a cui gli investigatori tedeschi erano arrivati da tempo.

L'uomo condannato all'ergastolo in Germania con l'accusa di aver ucciso un ex comandante dei separatisti ceceni è un agente dei servizi segreti di Mosca. Il portavoce del Cremlino lo ha detto chiaro e tondo.

Non solo: ha anche dichiarato che Krasikov ha prestato servizio nel gruppo delle forze speciali Alpha «assieme a diversi membri della guardia presidenziale» di Putin. «Naturalmente si sono salutati quando si sono visti», ha poi aggiunto Dmitry Peskov parlando dell'incontro tra il presidente russo e Krasikov dopo il mega scambio di detenuti tra la Russia e i Paesi occidentali. E dell'abbraccio tra i due su una pista dell'aeroporto di Mosca-Vnukovo.

«La patria non vi ha mai dimenticati», ha detto ieri notte Putin agli otto di cui ha chiesto e ottenuto il rilascio dai Paesi occidentali, tra cui diverse persone condannate per accuse di spionaggio o di crimini informatici.

Pure Artyom Dultsev e Anna Dultseva, che secondo le autorità slovene si fingevano cittadini argentini: sono degli «illegali», ha confermato Peskov usando il termine con cui Mosca indica i suoi agenti sotto copertura all'estero. Il Cremlino ha dato loro il benvenuto con picchetto d'onore, tappeto rosso e la promessa di onorificenze di Stato. Il tutto davanti alle telecamere della propaganda.

Mosca dipinge insomma come «patrioti» gli otto tornati in Russia. E allo stesso tempo cerca di mettere in cattiva luce i dissidenti: anche usando una definizione infamante come quella di "agente straniero" - che tanto ricorda quella di "spia" - per bollare organizzazioni scomode per il potere, nonché attivisti e oppositori, compresi alcuni di quelli rilasciati ieri dalle carceri del regime.

Ma proprio questi oppositori sottolineano il loro legame con la Russia ogni volta che possono. Lo ha fatto oggi Ilya Yashin, che in una conferenza stampa a Bonn all'indomani del suo rilascio, ha detto che vorrebbe già tornare in Russia ma che un ufficiale dell'Fsb lo ha minacciato di «finire come Navalny» se rientrerà nel Paese. «In Russia ci sono molte persone contrarie alla guerra contro l'Ucraina. Non confondiamo il regime di Putin e la Russia», ha dichiarato un altro oppositore di primissimo piano, Vladimir Kara-Murza, accusando il Cremlino di mentire sul sostegno popolare all'invasione dell'Ucraina.

Tra i russi tornati a Mosca su richiesta di Putin, Krasikov è stato il primo a scendere dalla scaletta dell'aereo, e non appena messo piede a terra ha subito abbracciato il presidente russo. Un segnale di quanto fosse importante il suo rilascio per il Cremlino. Del resto, proprio lo zar alcuni mesi fa aveva lasciato intendere di essere pronto a uno scambio di detenuti per la sua scarcerazione.

Non ne aveva fatto il nome, ma era stato subito chiaro a tutti che colui che il dittatore russo definiva «un patriota che ha liquidato un bandito in una delle capitali europee» non poteva che essere lui. Krasikov era in carcere in Germania perché accusato di aver ucciso a sangue freddo l'ex comandante separatista ceceno Zelimkhan Khangoshvili. Un crimine commesso in pieno giorno a Berlino, al Kleiner Tiergarten Park. E dal quale cinque anni fa era scaturito uno scontro politico tra Russia e Germania con tanto di espulsione di diplomatici.

Krasikov si sarebbe avvicinato a Khangoshvili in bicicletta, e una volta raggiuntolo, gli avrebbe sparato due volte alle spalle per poi colpirlo con un terzo proiettile alla nuca quando era ormai a terra. L'assassino avrebbe poi gettato nel fiume Sprea la bici, la pistola e una parrucca scura, per cercare di disperdersi tra la folla alla guida di uno scooter elettrico. Ma senza successo.

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