L'esplosione dei dispositivi è stata innescata dall'invio di un messaggio e-mail
BEIRUT - I dispositivi esplosi in Libano nei giorni scorsi sono stati manomessi con l'esplosivo "in modo professionale prima di entrare nel Paese e sono stati fatti esplodere inviando loro un'email". Lo riferisce la missione libanese all'Onu, secondo un'indagine preliminare condotta dalle autorità di Beirut, in una lettera al Consiglio di sicurezza alla vigilia di una riunione sull'accaduto.
Intanto il gruppo taiwanese Gold Apollo, che produce cercapersone, ha escluso di avere prodotto i dispositivi degli Hezbollah fatti esplodere, chiamando in causa il suo partner ungherese Bac, che ha a sua volta smentito ogni coinvolgimento.
Gli investigatori taiwanesi hanno perquisito quattro luoghi nell'ambito di un'indagine della procura sull'origine degli apparecchi che hanno provocato morti e feriti in Libano.
Citando funzionari americani e di altre nazionalità in condizione di anonimato, il New York Times ha affermato questa settimana che l'intelligence israeliana avrebbe intercettato i cercapersone esportati dal gruppo taiwanese prima del loro arrivo in Libano introducendovi materiale esplosivo. Ma Gold Apollo ha smentito le notizie secondo cui essa stessa avrebbe prodotto e venduto i cercapersone a Hezbollah.
La procura taiwanese ha annunciato l'apertura di un'indagine sull'origine dei cercapersone. Stessa cosa stanno facendo le autorità della Bulgaria, che indaga sul possibile coinvolgimento di un'azienda con sede a Sofia nella consegna dei cercapersone a Hezbollah.