Il destino dei soldati nordcoreani schierati al fronte è appeso a un filo: «Mal preparati e troppo giovani»
KIEV - Sostegno militare o carne da cannone? Gli analisti raffigurano il destino dei soldati nordcoreani schierati in Ucraina nei modi più disparati. Alcuni giudicano «importante» il contributo delle truppe di Pyongyang nella regione di Kursk, su cui l'esercito russo sta lentamente riprendendo il controllo dopo l'affondo di Kiev del mese scorso. Altri, invece, dipingono un quadro della situazione ben diverso: soldati mal preparati, troppo giovani o ingenui per combattere in un conflitto di vasta scala e destinati a rientrare in patria in una bara. Ma andiamo con ordine.
Dopo una lunga serie di segnalazioni da parte delle autorità ucraine e sudcoreane, alcuni alti rappresentanti statunitensi e membri del vertice della NATO hanno confermato l'arrivo delle truppe di Kim Jong-un sul territorio della Federazione russa e il loro prossimo schieramento a fianco dell'esercito russo in Ucraina. In particolare si parlava della presenza di 10mila soldati, addestrati da Mosca per «operazioni di fanteria di base, compreso lo sgombero delle trincee», il che indicherebbe «la piena intenzione di utilizzare queste forze in operazioni di prima linea», aveva dichiarato il segretario di Stato americano Antony Blinken.
Da sottolineare il fatto che l'esercito nordcoreano non partecipa direttamente a un conflitto armato dalla fine della guerra di Corea (1950). Oltre alla misera partecipazione di alcuni suoi piloti nella guerra in Vietnam e al sostegno accordato all'Egitto durante la guerra dello Yom Kippur (1973), i soldati di Pyongyang si sono limitati a effettuare esercitazioni e simulazioni di guerra tra le montagne. Per non parlare del fatto che, sempre secondo gli analisti, i contingenti schierati a fianco dell'esercito di Mosca sono principalmente composti da persone che raggiungono a malapena la maggiore età: «Non capiscono cosa significhi combattere in una guerra», ha di recente dichiarato al Guardian un ex membro delle forze speciali nordcoreane fuggito al Sud nel 2007. «Per loro è un onore far parte delle truppe selezionate, ma credo che la maggior parte di loro non tornerà a casa», ha aggiunto.
Eppure, gli sforzi del Cremlino per venire incontro all'alleato sono stati considerevoli. Stando all'agenzia sudcoreana Yonhap, le truppe di Kim sarebbero state equipaggiate con «mortai, fucili AK-12, mitragliatrici, fucili da cecchino, missili guidati e lanciagranate anticarro, oltre ad attrezzature per la visione notturna». Tutto il necessario per tentare di ribaltare la situazione nella regione di Kursk.
Non resta che vedere come evolverà la situazione sul campo. Ma a giudicare dalle dichiarazioni di alcuni alti ufficiali di Seoul, come il primo tenente Choi Jung-hoon, che nei giorni scorsi ha parlato con il Guardian, le truppe nordcoreane «saranno inviate nei luoghi più pericolosi» e «usate come carne da cannone».