In tre a processo per la morte di Nada Cella, avvenuta sul posto di lavoro nel 1996
GENOVA - La Corte di appello di Genova ha stabilito che deve essere celebrato un processo per la morte di Nada Cella, uccisa a Chiavari il 6 maggio 1996. I giudici hanno accolto il ricorso della Procura, dopo che il Giudice per le indagini preliminari (gip) aveva dichiarato il non luogo a procedere per i tre protagonisti della vicenda: Annalucia Cecere, colei che viene indicata come la presunta assassina; Marco Soracco, commercialista e datore di lavoro di Cella e la di lui madre, Marisa Bacchioni, accusati di favoreggiamento e false dichiarazioni ai magistrati.
La decisione è stata presa al termine di una giornata di udienze. Nessuno dei tre indagati era presente in aula. «Nessuno ci ha condannato e affronteremo il processo» ha dichiarato l'avvocato di Cecere. «A oggi non è cambiato nulla rispetto a quando il gip aveva deciso per il proscioglimento. Continueremo sulla linea delle incongruenze, convinti della bontà degli elementi portati davanti al gip. Continueremo con determinazione perché per noi Cecere non c'entra». Anche il legale di Soracco è scettico: «Non condivido la decisione dei giudici. Si andrà davanti a una corte d'assise e lì si vedrà. Ma il reato per Soracco era prescritto».
Quello che per decenni è stato un "cold case" è stato riaperto tre anni fa grazie all'intuizione di una criminologa, Antonella Pesce Delfino, che dall'analisi dei documenti era riuscita a risalire a un'informazione, mai condivisa tra Carabinieri e Polizia (che stavano compiendo le indagini sul delitto) che nell'abitazione di Cecere erano stati ritrovati dei bottoni molto simili a quello rinvenuto sulla scena del crimine.
La pubblico ministero Gabriella Dotto ritiene che l'omicidio sarebbe stato commesso per gelosia: Cecere, interessata a Soracco, avrebbe visto nella giovane segretaria una rivale. Cella è stata aggredita all'interno dell'ufficio nel quale lavorava e colpita numerose volte con un oggetto contundente, mai ritrovato. La dinamica e le tempistiche fecero pensare agli inquirenti che la ragazza conoscesse il killer e i riflettori furono inizialmente puntati proprio su Soracco, ma la pista in seguito venne abbandonata.