Sono diametralmente opposte le strategie implementate da Russia e Cina nei Paesi africani. L'analisi di Foreign Policy.
PECHINO / MOSCA - Cina e Russia sono in rotta di collisione in diversi Paesi africani e rischiano di scontrarsi. È la tesi dei giornalisti di Foreign Policy, che in un lungo articolo di approfondimento analizzano le relazioni che le due superpotenze intrattengono nel continente. E lo fanno raccontando di un episodio del 19 marzo 2023, quando un contingente di uomini armati assaltò la Chimbolo Goldmine, una miniera d'oro situata nel sud della Repubblica Centrafricana e di proprietà di imprenditori cinesi.
Quel giorno, la sicurezza della miniera doveva essere garantita da una quindicina di soldati centrafricani, che quella mattina, però, erano soltanto in quattro, e sono dunque fuggiti di fronte a un nemico numericamente superiore, abbandonando gli impiegati della miniera al loro destino. In totale morirono nove cittadini cinesi e due rimasero gravemente feriti. Le autorità del Paese incolparono i ribelli, che a loro volta attribuirono la responsabilità dell'attacco ai mercenari della Wagner, che stando al portavoce dei ribelli Mamadou Koura, avevano messo gli occhi sulla miniera e le sue ricchezze.
Ma le accuse di Koura non trovarono riscontro e il coinvolgimento della Wagner non fu mai dimostrato. Eppure, l'episodio permette di fare una sintesi delle relazioni sino-russe nella regione e, in generale, nel continente.
Da una parte la Cina, con la sua presenza pluridecennale e le sue politiche di espansione economica, incentrate sulla creazione di accordi bilaterali con le amministrazioni statali. E dall'altra la Russia, che da una quindicina d'anni tenta di inserirsi in contesti particolarmente instabili, sfruttando le alleanze e influenzando gli equilibri di potere tra gruppi rivali. Due approcci diametralmente opposti, che rischiano, appunto, di scontrarsi.
Per la Cina in particolare, le relazioni con i Paesi africani sono fondamentali, soprattutto da un punto di vista commerciale e strategico, con la presenza e la costruzione di nuove infrastrutture portuali sulle sponde dell'Oceano Indiano. Ma nonostante l'effetto destabilizzante dei mercenari russi, il dragone asiatico potrebbe - sempre secondo Foreign Policy - beneficiare della loro presenza in Africa. La Russia, infatti, è sempre più responsabile del progressivo deterioramento delle relazioni tra i Paesi africani e l'Occidente, che vedono in Vladimir Putin un leader capace di soppiantare il "potere coloniale" di Paesi come il Regno Unito e la Francia. E di questo, la Cina, potrebbe beneficiare indirettamente, posizionandosi anch'essa come alternativa al modello coloniale europeo.
Rimane da capire se il Dragone si comporterà come l'Orso, e comincerà a collaborare con gruppi mercenari, al fine di garantire la sicurezza delle sue infrastrutture nei Paesi africani. Ciò gli permetterebbe di liberarsi dai vincoli degli accordi intrapresi con le amministrazioni statali e comandare unicamente con il pugno di ferro.