Ore frenetiche prima dell'inizio delle consultazioni del presidente Mattarella
ROMA - Il premier italiano Giuseppe Conte si è dimesso. Un Consiglio dei ministri, un colloquio di trenta minuti con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la rituale visita ai Presidenti di Senato e Camera Maria Elisabetta Alberti e Roberto Fico sono i fotogrammi della giornata in cui la crisi si apre realmente. E con il passare delle ore, sempre più carte sono in tavola: toccherà al Quirinale decidere come giocarle.
Il Capo dello Stato Mattarella ha fissato per domani pomeriggio consultazioni lampo (da seguire in streaming, come è d'obbligo in era Covid) e tra i gruppi che saliranno allo studio alla vetrata potrebbe essercene uno nuovo: quello dei 'volenterosi'. Che Conte spera di raggruppare sotto simbolo e nome (forse il Centro Democratico di Bruno Tabacci o il MAIE-Italia 23) con nuove adesioni oltre ai senatori che già hanno votato la fiducia al governo.
Mattarella indagherà le reali intenzioni delle forze in campo, a partire da quelle che sostengono Conte. E se dovesse dare un reincarico al premier - una delle ipotesi, insieme a quelle di un governo di unità nazionale a guida istituzionale e al voto - i 'costruttori' toglierebbero di fatto a Italia Viva la golden share, depotenziando l'eventuale ritorno di Matteo Renzi in maggioranza.
Ma il premier Conte sa bene che la crisi al buio potrebbe avere altri epiloghi, se venisse fatto un nome diverso dal suo. Per questo Partito democratico (Pd) e Movimento 5 stelle (M5s) ripetono come un mantra e con parole identiche che Conte «è e resta punto di sintesi e di equilibrio della coalizione». E l'esponente del Pd Goffredo Bettini sprona a un «allargamento della maggioranza in tempi brevi, modi chiari, nel segno dell'europeismo e senza uno stucchevole dibattito politicista e astratto» su altri nomi. «Prima la sintesi sul programma» fa sapere però Italia Viva con Ettore Rosato e solo «poi non ci saranno veti da Italia Viva». Parole non confortanti per Conte, che saranno meglio chiarite nell'assemblea dei gruppi convocata da Renzi per domani e che chiamano Pd, M5s e Liberi e Uguali (Leu) a fare quadrato attorno al premier.
Intanto il centrodestra ribadisce formalmente la sua unità. Una unità però tutta da verificare con i fatti: con Silvio Berlusconi aperto a governi di unità nazionale, Giorgia Meloni tetragona sul voto. E Matteo Salvini attento a non incrinare con i distinguo la compattezza della coalizione.