Donald Trump minaccia di aprire un vaso di Pandora
WASHINGTON - «Se continuano a perseguirmi c'è il rischio di caos; se mi negano l'immunità non l'avrà neppure il corrotto Joe Biden e sarà pronto per essere perseguito»: sono le minacce incendiarie lanciate da Donald Trump a pochi giorni dall'inizio delle primarie repubblicane per la Casa Bianca in Iowa, dove ha un vantaggio siderale sui suoi rivali.
L'attacco dell'imputato-candidato è arrivato dopo aver assistito in silenzio all'udienza della corte d'appello della capitale per rivendicare «l'immunità totale» nel processo federale per i suoi tentativi di ribaltare il voto del 2020, culminati nell'assalto al Capitol. Il dibattimento dovrebbe iniziare il 4 marzo, il giorno prima del Super Tuesday, ma il tycoon sta usando ogni mezzo per rinviarlo a dopo il voto, quando potrà graziarsi se vincerà. Ha presentato un ricorso analogo sull'immunità anche nel processo per sovvertire l'esito delle elezioni in Georgia, accusando inoltre la procuratrice Fani Willis di aver ingaggiato e pagato come consulente della sua inchiesta Nathan Wade, un avvocato con cui avrebbe avuto una relazione sentimentale.
«Scoprire le frodi elettorali dovrebbe garantirmi l'immunità presidenziale contro le false incriminazioni di Biden!», aveva scritto poco prima dell'udienza sul suo social Truth, chiedendo l'archiviazione, le scuse e i danni per una «persecuzione politica». «È molto ingiusto che un rivale politico sia perseguito dal Dipartimento di giustizia perché perdono nei sondaggi. Parlano di minaccia alla democrazia ma questa è la vera minaccia», ha poi accusato dalla sala di un hotel prima di evocare quello scenario di caos che tutti temono. A partire da Michelle Obama, che in un podcast si è detta «terrorizzata da quello che potrebbe succedere» nel 2024 e «preoccupata che a volte si dia per scontata la democrazia». Trump ha tirato in ballo anche il suo predecessore: «Se mi negano l'immunità avrebbero dovuta negarla anche a Obama», ha detto riferendosi alla sua controversa guerra segreta con i droni che causò molte vittime civili.
Le tre giudici della corte d'appello, due nominate da Joe Biden e uno da George W.H. Bush, sono apparse molto scettiche sulla tesi della difesa, già respinta in prima istanza perché il presidente «non è un re» e «non gode di un'immunità a vita». Durante l'udienza, trasmessa solo via audio dai network americani, l'avvocato di Trump John Sauer ha sostenuto che un presidente può essere penalmente perseguito per azioni intraprese mentre è alla Casa Bianca solo se è stato prima messo sotto impeachment e condannato dal Congresso. «Altrimenti si aprirebbe un vaso di Pandora dal quale questa nazione potrebbe non riprendersi mai», ha ammonito, alludendo al rischio che gli ex presidenti possano essere perseguiti più facilmente e frequentemente, su input politico, come potrebbe esserlo Biden a fine mandato per la crisi dei migranti al confine col Messico.
«Penso sia paradossale affermare che il suo dovere costituzionale 'di prendersi cura che le leggi siano eseguite fedelmente' gli permetta di violare le leggi penali», ha osservato la giudice Karen Henderson. La sua collega Florence Pan ha chiesto se un presidente possa essere perseguito penalmente nel caso in cui ordini ai Navy Seals l'assassinio di un rivale politico ma l'avvocato Sauer ha insistito che anche in questo caso è necessario che prima sia condannato con l'impeachment. Immediata la replica di James Pearce, l'avvocato che rappresenta l'accusa: sarebbe una prospettiva «straordinariamente spaventosa», ha spiegato, perché consentirebbe a un presidente di dimettersi prima di essere perseguito e di sfuggire alla condanna. «Nulla nella Costituzione o nella storia americana supporta l'idea che gli ex presidenti siano al di sopra della legge e non perseguibili in base alla legge penale federale, una posizione chiara sin dalle dimissioni di Nixon per lo scandalo Watergate», ha aggiunto, definendo quello di Trump «un caso unico» che non aprirà nessun vaso di Pandora.
Trump invece minaccia di aprirlo, ventilando vendette e castighi. Il futuro delle elezioni comunque passerà dalla Corte suprema, che deciderà sull'esclusione dalle primarie del tycoon in Colorado (e indirettamente in altri Stati) in virtù del 14esimo emendamento e con ogni probabilità anche sull'immunità presidenziale: qualunque sia la decisione in appello, una delle due parti ricorrerà ai 9 saggi.