Sul tavolo di Bruxelles c'è la proposta di utilizzare gli extra profitti generati dai beni congelati a Mosca. Ma l'Ucraina «è linea rossa»
BRUXELLES - «L'Ungheria è pronta a negoziare» sulla proposta della Commissione europea sull'uso degli extra profitti generati dagli asset russi congelati. Lo ha spiegato Balázs Orbán, direttore politico del primo ministro ungherese, Viktor Orbán, parlando con i cronisti a Bruxelles.
Per Budapest la destinazione delle risorse per aiuti militari in Ucraina «è una linea rossa perché non vogliamo essere coinvolti nel conflitto», ha spiegato, ma se le risorse «non vanno contro gli interessi ungheresi» e non vengono destinati alle armi, «l'Ungheria è pronta a negoziare».
Un "opt out" sulla falsariga di quello ottenuto con l'aumento dello European Peace Facility, in cui la quota ungherese può essere «utilizzata per altre aree, come il Ciad o i Balcani Occidentali - ha aggiunto -, dipende dai dettagli e da come vanno le cose».
Orbán invece ha chiuso alla possibilità di sbloccare l'esborso dell'ottava tranche di aiuti militari nel quadro dell'Epf che blocca il meccanismo dell'Ue di rimborso delle armi. «La questione dell'OTP Bank non è stata risolta», ha tagliato corto l'ungherese.
L'istituto bancario ungherese era stato inserito nella blacklist ucraina come sponsor del terrorismo e successivamente rimossa, ma Budapest chiede ulteriori garanzie che la banca non rientri nell'elenco una volta tolto il veto.
L'Ungheria, infine, sostiene la necessità di aumentare la spesa europea nel settore della difesa, ma chiude agli eurobond perché «abbiamo avuto pessime esperienze con i progetti di prestito congiunto come i fondi di ripresa per il Covid», ha spiegato Orbán che contesta inoltre «una questione di sovranità». «Non vogliamo un fondo europeo per la difesa né un prestito europeo per la difesa né un superstato europeo», ha aggiunto.