La pressione sul presidente, ora che anche i suoi alleati storici lo hanno "abbandonato", è quasi insostenibile. E lui appare rasseggnato
WASHINGTON - In isolamento, malato e con una domanda che lo tormenta: «Kamala Harris può battere Donald Trump?». Per Joe Biden le ultime ore sono state un calvario e non solo perché è stato trovato positivo al Covid per la terza volta in due anni ma anche perché l'81enne presidente è sempre più in crisi sul suo futuro politico e quasi rassegnato all'idea che sia arrivato il momento dell'addio dopo che anche gli alleati storici e più potenti, come Nancy Pelosi e Barack Obama, lo hanno abbandonato. E c'è chi parla di una pressione divenuta ormai «intollerabile» da parte di amici e compagni di partito a lasciare.
Costretto alla quarantena nella sua casa del Delaware, il commander-in-chief si sarebbe mostrato «più aperto» alla possibilità di ritirarsi dalla corsa o quantomeno più disponibile ad ascoltare le argomentazioni di quella parte dei democratici che ritengono il passo indietro necessario per provare a vincere le elezioni, tanto che Axios azzarda l'ipotesi di una decisione in questo senso già nel weekend. «Cercheranno di persuaderlo amici e leader del partito a Capitol Hill», ha fatto sapere una fonte informata.
Dalla Casa Bianca ovviamente non trapela nulla e la campagna insiste nel dichiarare che il candidato resta lui. «Il presidente è impegnato a guarire dal Covid ma sta anche continuando a lavorare su tutti i dossier principali», ha assicurato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby in un briefing con un ristretto gruppo di giornalisti, dicendosi fiducioso che Biden sarà in grado di incontrare a Washington il premier israeliano Benyamin Netanyahu lunedì prossimo. «Continuerò a lavorare per il popolo americano», ha assicurato anche il commander-in-chief prima di chiudersi nella sua residenza.
Il problema è che all'isolamento per il virus si è aggiunto il ben più grave isolamento politico se è vero, come scrivono Washington Post e Cnn, che perfino il suo ex capo e la sua più vecchia alleata lo hanno definitivamente ed esplicitamente scaricato. Obama avrebbe confidato di essere preoccupato per i sondaggi e la fuga dei donatori e di ritenere che non ci sia praticamente nessuna chance per Biden di vincere queste elezioni. Pelosi, dopo aver lavorato dietro le quinte spingendo deputati di primo piano come Adam Schiff a chiederne pubblicamente il ritiro, avrebbe parlato direttamente con l'amico Joe pregandolo di farsi da parte per il bene del partito che, con una sua candidatura, rischia di perdere anche il controllo del Senato. L'ex speaker della Camera avrebbe usato toni forti che potrebbero aver fatto breccia nella corazza di Biden anche se, almeno all'apparenza, il presidente avrebbe continuato a negare l'evidenza dei sondaggi disastrosi. Stesso concetto gli avrebbero fatto presente il leader dei dem alla Camera, Hakeem Jeffries, e quello al Senato, Chuck Schumer: «Il pericolo è la distruzione del Partito democratico», è stato l'appello. Finora solo 20 membri della Camera e un senatore hanno pubblicamente invitato il presidente a ritirarsi dalla corsa ma in privato, dall'infausto dibattito televisivo, molti altri hanno espresso profonda preoccupazione.
«Può vincere Kamala?», si sta chiedendo il fragile commander-in-chief nella sua ora più buia. Se una candidatura della vice presidente possa ribaltare a questo punto un'elezione che sembra già persa, contro Trump reduce dall'attentato e trionfalmente incoronato candidato dei repubblicani, è un quesito al quale nessuno dei democratici può rispondere ora come ora. Harris procede con il suo programma di comizi ed eventi elettorali, anche perché Biden è stato costretto dal Covid a fermarsi proprio quando la sua campagna puntava ad un rilancio d'immagine e una prova di forza.