Nella via che porta ai 270 grandi elettori il tycoon vanta più "combinazioni vincenti" rispetto alla candidata democratica: il punto
WASHINGTON - Nella tortuosa strada del collegio elettorale, Kamala Harris parte avvantaggiata rispetto a Donald Trump ma ha meno combinazioni possibili per raggiungere la vittoria, secondo una analisi del Wall Street Journal.
I due candidati devono raggiungere la soglia magica di 270 elettori su 538, 95 dei quali si trovano nei sette stati 'battleground'.
La vicepresidente parte da 225 voti considerati solidi o probabili per i dem, in base alle valutazioni combinate di tre centri di analisi politica nonpartisan: Cook Political Report, Inside Elections con Nathan L. Gonzales e Crystal Ball di Larry Sabato presso l'University of Virginia Center for Politics. Il tycoon conta invece su 218 voti. Harris ha 25 combinazioni vincenti, l'ex presidente 32.
Gli stati "blue-wall" del Michigan e del Wisconsin sono considerati cruciali per la leader dem. La Pennsylvania, con i suoi 19 voti elettorali, è probabilmente il campo di battaglia più importante per lei da conquistare. Se Trump dovesse passare in Georgia e North Carolina, allora la Pennsylvania diventerebbe una vittoria obbligata per Harris. C'è anche la possibilità che nessuno vinca il collegio elettorale, in una situazione di parità (269 a 269).
Se la candidata dem dovesse vincere tutti gli stati in bilico della Rust Belt, allora il massimo che Trump potrebbe sperare è di pareggiare vincendo tutti i restanti stati 'battleground' e trionfare in Nebraska (che divide i suoi voti elettorali). A quel punto il vincitore verrebbe scelto dalla prossima Camera dei rappresentanti, dove ogni delegazione statale esprimerebbe un voto: per la presidenza bisogna ottenerne almeno 26.
Il pareggio è capitato raramente nella storia Usa: tra i pochi episodi quello verificatosi nel 1800 tra Thomas Jefferson e Aaron Burr.