«Potremmo essere in grado di rispondere ad oltre il 99% delle richieste» degli utenti, ha spiegato l'amministratore delegato Sundar Pichai
PECHINO - Il test per lo sviluppo di un motore di ricerca in Cina è stato promettente: lo ha spiegato l'amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, alla Conferenza Wired 25 a San Francisco. «Potremmo essere in grado di rispondere ad oltre il 99% delle richieste» degli utenti, ha spiegato Pichai.
Inoltre, ha aggiunto, «ci sono aree in cui forniremmo informazioni migliori di quelle disponibili», come ad esempio quelle per la ricerca e per i trattamenti contro il cancro.
Il progetto si chiama Dragonfly ed è stato scovato dal sito The Intercept qualche settimana fa. Ha scatenato polemiche poiché prevederebbe una versione censurata del popolare motore di ricerca per la Cina, paese non proprio 'amico' di Internet.
Alle indiscrezioni è seguita una lettera di protesta di un migliaio di dipendenti di Google. Anche una dozzina di organizzazioni non governative come Amnesty International hanno indirizzato una missiva alla società di Mountain View definendo il progetto «una allarmante capitolazione di Google sui diritti umani». Il documento, indirizzato a Pichai, chiede a Big G di spiegare cosa sta facendo per salvaguardare gli utenti dalla censura e dal controllo del governo cinese.
«Siamo impegnati nella nostra missione di fornire informazioni a tutti e la Cina è il 20% della popolazione totale - ha sottolineato lo stesso Pichai a San Francisco -. Bilanciamo una serie di valori, ma seguiamo anche lo stato di diritto in ogni paese».