L'azienda ha diffuso un comunicato stampa a margine dei risultati trimestrali
STOCCOLMA - Il marchio H&M è tra i più bersagliati dalla campagna di boicottaggio lanciata in Cina, con il beneplacito delle autorità, contro le aziende che hanno espresso posizioni critiche sui presunti casi di lavoro forzato nello Xinjiang e sulla produzione di cotone locale.
La conseguenza più immediata è stata la chiusura di alcuni punti vendita, ma i danni a lungo termine potrebbero essere ben peggiori. L'azienda svedese ha così deciso di diffondere, a margine dei risultati del primo trimestre, un comunicato stampa nel quale rassicura la clientela cinese.
Il comunicato - «Stiamo lavorando insieme ai nostri colleghi in Cina per fare tutto il possibile per gestire le sfide attuali e trovare una via da seguire» spiega H&M. «La Cina è un mercato molto importante per noi e il nostro impegno a lungo termine per il paese rimane forte. Essendo presenti lì da più di trent'anni, abbiamo assistito a notevoli progressi nell'industria tessile cinese. Essendo all'avanguardia nell'innovazione e nella tecnologia, la Cina continuerà chiaramente a svolgere un ruolo importante nell'ulteriore sviluppo dell'intero settore. Siamo orgogliosi che i nostri fornitori facciano parte di questo sviluppo e vogliamo continuare a contribuire a guidare il progresso insieme ai nostri partner e stakeholder nel paese».
H&M sottolinea il suo impegno a essere «un acquirente responsabile, in Cina e altrove», il che comporta la costruzione di «strategie lungimiranti» per quanto riguarda l'approvvigionamento di materiale. «In qualità di azienda globale, rispettiamo le leggi locali e i quadri normativi in tutti i mercati in cui operiamo. I valori della nostra azienda si basano su fiducia, rispetto, integrità e dialogo. Vogliamo concentrarci sul nostro core business e su ciò che sappiamo fare meglio: portare moda e design ai nostri clienti in tutto il mondo».
Lo scopo dell'azienda è chiaro: «Ci impegniamo a riconquistare la fiducia dei nostri clienti, colleghi e partner commerciali in Cina. Lavorando insieme alle parti interessate e ai partner, crediamo di poter compiere passi nei nostri sforzi congiunti per sviluppare l'industria della moda, oltre a servire i nostri clienti e agire in modo rispettoso».
I marchi boicottati - Altri brand che stanno pagando le manifestazioni di «profonda preoccupazione» per le condizioni degli uiguri sono Burberry, Nike, Adidas e così via.