Gli Stati europei potrebbero approfittare della nuova politica statunitense guidata da Joe Biden
WASHINGTON - «Per rispettare gli obiettivi Zero Emissions al 2050, e favorire la transizione verso la green economy, gli Stati Uniti prevedono un massiccio programma di investimenti (1 Trilione di dollari), e le imprese europee saranno protagoniste nel fornire il know how e la strumentazione di cui l'America è carente. Si aprono nuovi scenari, quindi, nelle relazioni commerciali, soprattutto adesso che gli Stati Uniti stanno ripensando la supply chain, puntando sull'Europa».
È quanto ha dichiarato all'ANSA Lucio Miranda, Presidente di ExportUSA, società di consulenza export specializzata nel mercato americano.
Lo scorso 24 febbraio Joe Biden ha emesso un ordine esecutivo che dispone entro 100 giorni una revisione da parte del governo delle catene di approvvigionamento di 4 categorie di beni considerati essenziali: chip dei computer, batterie per veicoli elettrici, prodotti farmaceutici e principi attivi, minerali rari usati nell'elettronica.
L'obiettivo è ridurre la dipendenza dall'estero nell'approvvigionamento di questi beni, in particolare dalla Cina, e riportare la loro produzione in patria, oppure cercare forniture da paesi alleati. L'ordine esecutivo dispone anche una revisione nel giro di un anno delle forniture di altri 6 settori: difesa, salute pubblica, informatica e telecomunicazioni, trasporti, energia e produzione alimentare.
Secondo ExportUSA, questo cambiamento nella politica americana in chiave anti-cinese finirà per avvantaggiare le imprese europee: queste producono molti componenti che le aziende d'oltreoceano non producono, e che non potranno più comprare in Cina.
«Con la visita di John Kerry a Bruxelles abbiamo assistito ad un riavvio delle relazioni transatlantiche - ha aggiunto Miranda -. Tecnologie, applicazioni, impiantistica ed infrastrutture saranno i settori di punta per realizzare l'ambizioso piano del Presidente Biden».