L'entourage dell'ex presidente bolla il tutto come «molestie politiche»
WASHINGTON DC - L'hotel di Washington DC appartenente a Donald Trump ha navigato in cattive acque durante la presidenza del suo proprietario. È quanto ha affermato una commissione del Congresso che, dopo aver indagato sull'andamento del Trump International Hotel, ha rilevato anche «potenziali conflitti di interesse».
Trump avrebbe «esagerato grossolanamente» la redditività della struttura e la sua salute finanziaria: l'ex inquilino della Casa Bianca ha affermato di aver guadagnato 150 milioni di dollari (139 milioni di franchi svizzeri) nel corso del suo mandato, ma secondo il Comitato per la supervisione e la riforma della Camera dei rappresentanti - che ha consultato i documenti forniti dall'Amministrazione dei servizi generali - ci sarebbero state perdite per oltre 70 milioni di dollari. La holding di Trump sarebbe stata costretta a iniettare liquidità per 24 milioni di dollari nell'hotel situato a poca distanza dalla Casa Bianca e aperto al pubblico nel settembre 2016.
Il tycoon potrebbe aver «nascosto potenziali conflitti di interesse» relativi alla sua proprietà dell'hotel e ai suoi ruoli di prestatore e garante di prestiti di terzi. L'hotel ha ricevuto 3,7 milioni di dollari in pagamenti da governi stranieri, sufficienti per coprire 7400 pernottamenti con una tariffa giornaliera media. C'è quindi preoccupazione per potenziali violazioni dei regolamenti costituzionali volti a prevenire l'influenza straniera sui funzionari federali. Secondo il rapporto, Trump avrebbe ricevuto «significativi benefici finanziari» da Deutsche Bank, come la dilazione dei pagamenti su un prestito di 170 milioni di dollari per sei anni.
La replica della Trump Organization non si è fatto attendere: il rapporto del Comitato guidato dai democratici viene definito «intenzionalmente fuorviante, irresponsabile e inequivocabilmente falso». L'intera vicenda è stata bollata come «molestie politiche».