Il premier nipponico Fumio Kishida: «È un accordo vitale per la sicurezza energetica del nostro Paese»
TOKYO - Il Giappone non abbandonerà il progetto Sakhalin-2 in Russia sul gas naturale liquefatto (Gnl), perché lo considera prioritario per il suo fabbisogno energetico. Lo ha detto il premier nipponico, Fumio Kishida, in una seduta parlamentare, chiarendo in maniera esplicita la posizione del governo, malgrado l'applicazione delle sanzioni decisa da Tokyo in linea alle richieste del blocco occidentale nel corso del conflitto in Ucraina.
«Il nostro Paese ha una partecipazione nel progetto che contribuisce a un approvvigionamento di lunga durata di Gnl, a un prezzo accessibile. È un accordo vitale per la sicurezza energetica del Giappone», ha detto Kishida, ribadendo allo stesso tempo la volontà dell'esecutivo di ridurre progressivamente la dipendenza dalle risorse della Russia.
Le principali società di intermediazione nipponiche, Mitsui & Co. e Mitsubishi Corp. Possiedono rispettivamente il 12,5% e il 10% nel prospetto, lo stesso dal quale la britannica Shell ha annunciato l'abbandono il mese scorso, mentre la società di stato russa Gazprom controlla il 50%. Secondo gli analisti, se Tokyo dovesse sostituire gli approvvigionamenti di gas russo, in base alle attuali quotazioni pagherebbe un sovrapprezzo di 3.000 miliardi di yen (22,6 miliardi di euro) sullo spot market.
Il Giappone importa da Mosca il 4% delle forniture di petrolio, e il 9% del gas liquefatto, una presenza che è andata crescendo negli ultimi anni, in corrispondenza dell'incidente nucleare di Fukushima, che ha provocato lo spegnimento dei quattro quinti degli impianti atomici nell'arcipelago. Prima dell'11 marzo 2011 in Giappone erano presenti 54 reattori che producevano circa il 30% del fabbisogno energetico del Paese. Sakhalin-2 ha visto l'inizio delle operazioni in Russia nel 2009, con una capacità di circa 10 milioni di tonnellate di Gnl esportate e distribuite principalmente tra Giappone, Cina a Corea del Sud.